YAYOI KUSAMA:LA REGINA DEI POIS!

Caschetto inconfondibile color ciliegia, asociale nella vita, la più condivisa sui social, famosa per i suoi punti ripetuti ” ossessivamente”, l’ arte di Yayoi Kusama spazia dalla pittura, alla moda, dalla scultura fino alle installazioni immersive.

Nel ’93, produce per la Biennale di Venezia un’ abbagliante sala degli specchi in cui vi erano state inserite delle zucche gialle a pois neri; la passione per questo ortaggio nasce dalle lunghe passeggiate con il nonno per le piantagioni e la fascinazione dalla semplicità strutturale , una sorta di sezione aurea della spiritualità.

Quella che oggi viene definita l’ artista contemporanea più nota in Giappone cominciò a sperimentare l’ arte alla tenera età di dieci anni, dipingendo e tratteggiando sempre dei puntini; quei punti che non l’ hanno mai abbandonata e che l’ hanno definita fin dalla ” nascita” si trasformano in un messaggio d’ amore, in energia e verve, infinite, come le evoluzioni artistiche della sacerdotessa dei pois, oggi novantenne.

” Il mio desiderio era di diventare una pittrice un giorno… mia madre diceva che non mi era permesso e distruggeva ogni singolo disegno”; ogni divieto, ogni atto di estrema severità veniva somatizzato a tal punto da avere allucinazioni ” vedo fiori dappertutto e ce ne sono così tanto che vado nel panico”.

Ha trasformato l’ ossessione in fiaba, la felicità in una porzione di infinito, la sua esistenza stessa in un pois.

” Per chi crea, tutto è scommessa…ero attirata verso la cima di una montagna che non era ancora stata scalata. Se non avessi conosciuto l’ altezza, la mia vita sarebbe diventata grigia l’indomani stesso”.

Quei puntini possiedono voce e vita propria, assimilabili ad un battito cardiaco, cadenzato, dell’ universo.

Una vita vorticosa in una New York a cavallo fra anni cinquanta e sessanta, un’ infanzia disturbata da ansie ossessive e disagi; quei pois che ” comunemente” letti potrebbero far respirare aria di frivolezza sono in realtà sollievo.

” Fin dai primissimi ricordi, mi sono sentita spesso prigioniera tra le pareti dei miei occhi…”.

L’ assillo per quei puntini, con i quali ricopre tele, corpi umani e interni della propria abitazione, altro non sono che l’ esternalizzazione delle sue patologie croniche ma anche ” la forma del sole, espressione di vita e di energia…diventano strada verso l’ infinito”; tale circolarità possiede il seme dell’ eterno.

Nonostante le angosce e il dolore tutto è luminoso in Yayoi Kusama, dall’ aria angelica e fanciullesca a dispetto dell’ età e degli oltre quarant’ anni trascorsi, non per sua scelta, tra le mura di un ospedale psichiatrico: armoniche le sue grandi sculture colorate e fluorescenti, festose le stanze a specchi infiniti, gioiosi i suoi dipinti ossessivamente zeppi di linee e puntini tendenti all’ infinito, immenso e superbo il suo approccio alla vita.

Sì, luminoso nonostante le incessanti difficoltà; la capacità di tradurre in una nuova grammatica la paura in gioia, la sofferenza in colore e proprio la ” grande mela” sembra averla accolta fra le braccia donandole riparo e successo, che all’ inizio fece discutere anche per il carattere provocatorio e sopra le righe e la paura della sessualità, altro punto dolente.

Per superare questa fobia nascono i suoi abiti bizzarri, i ” Body Festival” nei quali decine di ragazzi ballavano nudi mentre lei ne dipingeva i corpi nel tentativo di connettersi con le energie dell’ universo.

Estremizzando il concetto, porta a intendere il tempo orfano di limiti di conseguenza la percezione del cosmo e dell’ infinito diventano i portabandiera della sua arte; i suoi fiori la grammatica di un senso vivo di rigenerazione, crescita e transizione propria dei cicli naturali.

Paragonabile ad un’ araba fenice che risorge dalle ceneri, in questo lungo cammino chiamato vita, dimora a tratti in una dimensione allucinogena disvelando una volontà forte e primordiale di sintonizzarsi con la sua più intima e profonda essenza per lasciarla fluire, esprimersi e colorare liberamente, a dispetto di qualsiasi circostanza.

La vita si mischia all’ arte.

Francesca Valleri