LA PAURA FA 90!

Cosa ci fa paura?

Di primo acchito Lisa e Loise Burns, le gemelline che si tengono per mano nel corridoio dell’ Overlook in ” Shining” così inquietanti da far gelare il sangue, la testa di Linda Blair che effettua la memorabile rotazione a 180° gradi ne ” L’ esorcista”, l’ urlo agghiacciante di Jane Leight sotto la doccia di ” Psyco”, rafforzato dalla musica insidiosa e martellante di Herrmann.

La paura soggiorna nell’ amigdala, la nostra reazione al suo cospetto equivale a una vera e propria dichiarazione di guerra con tanto di dispiegamento di artiglieria pesante, al contempo, mentre il corpo si prepara ad affrontare la minaccia, parallelamente prende vita una prima valutazione estemporanea di essa.

Timore, apprensione, panico dal greco ” panikos” relativo al Dio Pan, metà uomo metà caprone che dimorava nei boschi dell’Arcadia dove zufolava e sfogava la propria esuberanza sessuale spaventando i viandanti con ululati terrificanti; da qui l’accezione di panico.

Per la cabala la paura fa novanta, per Manzoni, Don Abbondio e la sua inclinazione all’essere neutrale in qualsiasi controversia, il suo carattere debole viene messo in luce nel momento in cui incontra i Bravi di Don Rodrigo; per Leopardi quel tentativo costante di sottrarsi al mondo, il terrore del contatto esterno complice un fisico ben poco piacevole, la malinconia della domenica ( ” Sabato del villaggio”) sovente oscurata dalla consapevolezza dell’incombente lunedì; per Dante quella selva oscura ” Amara che poco più è morte”, facilmente comprensibile, infatti il poeta ha l’impressione di risvegliarsi di colpo da un sonno confuso e di piombare in un luogo buio e ostile.

Conviviamo con la paura da sempre, dal primo vagito che ci mette di fronte l’ignoto e il caos e ci dovremo convivere ( questa la speranza) per l’intera esistenza; in realtà l’inadeguatezza non nasce esclusivamente da ciò che non conosciamo ma anche dalla consapevolezza che possa ricapitare quanto di sofferente e maligno si è palesato in passato.

D’altro canto, pensandoci bene, è uno strumento geniale per la sopravvivenza!

Qualsiasi tipo di paura, sia negli uomini che negli animali, è sempre collegata al timore di non essere, non esistere.

L’animale possiede solamente due reazioni per dominarla: restare immobile o darsi alla fuga.

L’essere umano, poiché dotato di raziocinio, ha la capacità di contenerla, analizzarne la causa e di conseguenza affrontarla come fosse un ” Les Fleurs du mal”, affascinante per bellezza, opprimente, paralizzante e angosciante per l’ animo.

” Pascal aveva un abisso che con lui s’agitava_ E tutto è abisso!_ azioni, desideri, sogni, parole! e sui miei peli tutti ritti sento spesso passare il vento della Paura”. ( L’ abisso)

Dunque, tale emozione è una condizione mentale che può essere addirittura classificata per gradi che corrispondono rispettivamente al timore, ansia, paura, fobia, panico e terrore.

Il penultimo ” stato sentimentale” ha trovato riscontro e descrizione minuziosa nelle pennellate di Munch; un volto di un essere umano totalmente sfigurato, dalla carnagione di un colore fra il giallo e il verdognolo e lineamenti così alterati e scarnificati da rendere impossibile l’appartenenza di quei tratti a un uomo o una donna.

L’ “Urlo” è quell’angoscia totalizzante tanto forte da modificare la percezione anche dell’universo.

Il timore si alimenta nell’ Antico Testamento dove la vedova ebrea Giuditta, per salvare il popolo dalla conquista degli Assiri, seduce Oloferne e trova realizzazione nelle mani di Caravaggio; i capelli stretti fra le mani, l’ atto di mozzare la testa e quel sentimento di timore misto a disgusto.

” L’origine della paura è nel futuro e chi si è affrancato dal futuro non ha più nulla da temere” ma è probabile che potremmo dissentire dalla filosofia del ” carpe diem” dell’ autore de ” L’ insostenibile leggerezza dell’ essere”; probabilmente l’abbandono di qualsiasi progetto o ambizione è proprio merito di quel futuro sul quale lavoriamo nel presente e l’arma per sconfiggere la paura.

Francesca Valleri