L’ ARTE DELL’ ARIA

Una saga ebraica racconta che esistono due cose che non sono state create: l’ acqua e il vento.

E’ una forza invisibile ma visibili sono i suoi effetti; una bandiera che sventola, un lenzuolo steso che rischia di volare via, le dune cambiate.

Esiste un termine arabo per questo effetto, ” Za ‘eeq al raml”, ” La sabbia urlante”…la sabbia nel deserto canta.

C’è qualcosa di straordinariamente magico che accade quando la natura viene lasciata a briglia sciolta, succede, all’ improvviso, che le dune intonino una melodia quando i granelli di sabbia si spostano o perché mossi dal vento o perché calpestati: ” Singing dunes”.

Marco Polo nel suo ” Il Milione” racconta di aver udito letteralmente musica dalle colline di rena, così come Charles Darwin di averla toccata con mano questa magia su un crinale di sabbia in Cile.

Ai marinai era necessario sentirlo spirare sulla pelle per riconoscerlo.

Sulle carte, nella tradizione romana, la Rosa dei Venti era collocata al centro del Mediterraneo, nella versione medioevale in corrispondenza dell’ isola di Zante; gli otto petali che non tradivano la direzione.

Il vento è l’ elemento di partenza per tutte le trasmutazioni.

Incarna l’ inizio, con ” Ruah” termine ebraico, onomatopeico nella pronuncia, imita il fischio del vento, letteralmente ” respiro”, un qualcosa di vivo, che si muove e che a sua volta è capace di mettere in movimento una forza imprevedibile e che possiede la matrice, l’ incipit della vita.

Prosegue con la distruzione, i giovani giapponesi Kamikaze durante la Seconda Guerra Mondiale, pronti a tutto pur di portare il proprio Paese alla vittoria finale; ” Kame” divinità, ” Kaze” vento, ovvero il ” Vento Divino”.

Ma anche simbolo di libertà, cambiamento e Messaggio Divino tant’è che nelle Ecclesiastiche le azioni prive di significato sono state paragonate agli sforzi inutili del volerlo catturare.

Può alzarsi furtivamente dal nulla, accarezzarci il collo o scaraventarci a terra, passa come dita delicate fra i capelli o farci rabbrividire, fa da cassa di risonanza alla natura, rendendo cipressi e pini dei gran violoncelli, innalza gli aquiloni, smuove i mari…non si riposa mai.

Non ha dimensioni circoscrivibili, sfuggente, fuggitivo, impossibile da ignorare, da non sottovalutare mai.

Giocherellone, burlone a tratti prestigiatore magico quello ritratto da Botticelli nella ” Primavera”, Zefiro che una volta rapita la ninfa Clori, le regala le sembianze di Flora e questa, mentre corre cercando di fuggire dal suo rapitore, mette al mondo boccioli di fiori dalla sua bocca.

Due venti primaverili, Zefiro e Aura ( ninfa Clori), dai corpi avvinghiati e dalle anime intrecciate , il soffio fecondatore, il maschile e il femminile.

Freddo e proveniente da nord, quello di Pascoli, che accompagna fame, stenti e rumori spaventosi come la porta che sbatte come se qualcuno stesse bussando ma …” Nell’ aria grigia e morta c’è un’ onda di lamento. Qualcuno urta la porta:- Avanti! Passi!- E’ il vento”.

Menzionato da Omero per più di dodici volte come il ” soffio velocissimo, impetuoso, strepitante”, tanto da essere l’ artefice di tempeste e le ” alti messi sconvolge”, il trascorrere del tempo gli regalò contorni gentili per mano di Lucrezio e il ” De rerum Natura”, trasformandosi in un alito ” genitabilis” ossia fecondatore.

E’ immaginabile come un’ immensa tela bianca, a disposizione di ciascuno di noi, si lascia dipingere permettendoci di declinarlo a nostro piacimento, come nell’ ” Infinito” di Leopardi dove permane l’ intuizione che le esperienze sensoriali siano veri e propri stimoli per l’ immaginazione umana.

Metaforicamente , tutti, ad un certo punto della propria esistenza siamo costretti, malvolentieri, a renderlo amico costruendo mulini ( a vento) in grado di sfruttarlo a nostro totale vantaggio.

” Non posso cambiare la direzione del vento ma posso sistemare le vele in modo da raggiungere sempre la mia destinazione”. ( M. Angelou)

Esiste un augurio che si usa fra marinai, fra chi capisce di barche , fra la marina militare il cui significato più profondo va oltre il concetto di fortuna, è ciò che va cercato con sforzo, accolto e ringraziato.

” Buon vento e mare calmo”.

Francesca Valleri