“E SCOMODIAMOLI TUTTI!”

Diciamola tutta e fuori dai denti… dall’avvento dei social la gente si straccia le vesti alla ricerca della didascalia impeccabile che possa sorreggere una foto, pure quella degli spaghetti; senza neppure un apparente motivo, sovente quasi a voler legittimare la puttanata postata corredata da ansia da prestazione al seguito.
Fa sorridere l’immagine…vedere Bukowski sostituirsi alla penna dei baci perugina, ottimo per impreziosire cozze, tagliatelle e tramonti (nell’ordine in cui preferite), spesso dalla bocca di chi non padroneggia neppure la ” consecutio temporum”, la voglia irrefrenabile di mare alla vigilia delle vacanze, con Foscolo e la sua ” Zacinto mia, che te specchi nell’onde del greco…”, Van Gogh e Quasimodo campeggiano alla voce ” depressi”, Leopardi che attende Godot ( come i fiorentini che aspettano un taxi).

Perché tirare in causa la buonanima di Bukowski?
Perché è di facile comprensione ( anche per i duri di comprendonio)?
Perché sono rielaborazioni di frasi fatte e stereotipate?
Perché esprimono quel senso sano di “rivolta” ( poi rivolta di cosa non sappiamo)?
Comprenderete che farne brandelli , gettandolo nella mischia senza una logica, lo priva della giustizia che merita ( forse)…
Costui era un cristiano balzato agli onori della cronaca più per una vita sregolata , un rapporto morboso con l’alcol e la promiscuità sessuale, piuttosto che per contenuti da annoverare nell’ Olimpio letterario..
” Io sono distrutto dalla vita, dalle donne, dal wiskey, io sono distrutto dalle mie stessi mani…”…il medesimo senso di fare una carbonara senza guanciale!
Bisogna tornare a leggere e scrivere perché la situazione, oggettivamente è sfuggita drammaticamente di mano.
Urge perché si sia in grado di farci domande appropriate con conseguenti risposte idonee, non si può più martoriare Leopardi con una foto in costume, ” Una vita spericolata” quale didascalia di un risotto alla zucchine…si smarrisce pure il sentimento!
Va bene l’ironia, lo scherzo e un approccio più disinvolto ( e che Dio lo benedica!) ma di questo passo stiamo travalicando il senso del ridicolo.
Dove ti giri ti giri campeggiano ovunque aforismi, modi di dire ” tieniti stretto quello, questo, Tizio, Caio e Sempronio ( e qui stiamo diventando una tribù) e diciamolo, talvolta a scapito di una propria creatività che di questo passo mai vedrà sorgere il giorno.
Se è vero che ogni individuo è detentore di una sua personalità, carattere, inclinazione, di conseguenza pure di una sua personale ” filosofia di vita”…tiriamola fuori!
Qui siamo tutti filosofi in pigiama con la filosofia di qualcun altro!
Che poi a forza di filosofeggiare bisogna pure dare credito a ciò che si scrive e alla prova pratica “casca l’asino”…eh sì perché se fossimo tutti stinchi di santo con questa filosofia spicciola da quattro soldi in tasca non leggeremmo quel livore che abbiamo sotto gli occhi quotidianamente, quella fluente cattiveria, come la chioma di un leone indomito e non consumeremmo fiumi di caratteri, corredati di emoticon e gift (che rafforzano le parole), di quanto siano brutti gli esseri umani ( preferendo un giorno sì e l’altro pure gli animali).
Una banalità che si affetta con il coltello.
Capirete che non torna la quadra del discorso.
La domanda sorge spontanea: stiamo confondendo il fine con i mezzi?
Citare, sparpagliare, seminare l’aforisma potrebbe risultare l’alibi perfetto ( nel delitto) per spacciare a costo zero “cultura” che in realtà non è mai stata praticata?
Oppure calpestiamo il terreno della saccenteria spudorata e dunque esibita?
Popolare e populista si giocano esattamente su questo punto!
