WARNING: “FRAGILITY”
Secondo la leggenda, all’inizio del X secolo, un monaco benedettino, osservando degli operai intenti nella costruzione di un ponte , compose un canto, suggestivo, dall’incipit ” a metà della nostra vita ci troviamo nella morte”, per onorare un tema, quello della caducità esistenziale, che non solo a tratti ha obnubilato l’esistenza umana ma che ha attraversato trasversalmente ogni campo di applicazione, dall’arte, alla letteratura, passando anche dalla settimana arte.
Croce e delizia, tormento e gloria anche per il nostro Ungaretti; arruolatosi come volontario nella Prima Guerra Mondiale, sperimentò in prima persona, quanto la vita di trincea gli avesse fatto sviluppare un attaccamento indicibile, talvolta disperato, nei confronti dell’esistenza stessa.
” Dopo tanta nebbia a una a una si disvelano le stelle…mi riconosco immagine passeggera”.
Non essendo attuabile annullare questa ” fragile” condizione esistenziale, di contro vigilare con tanta attenzione e tenerezza su ogni momento dell’esistenza, talvolta abbracciandola in una stretta compassionale e compassionevole di colui che è stato in grado di riconoscerle quel lato ” imperfetto” e perituro.
” Accetta il consiglio”, per questa volta” ( monologo finale della pellicola ” The Big Kahuna, ripreso dal dj italiano Linus), un vero cazzotto nello stomaco per il quantitativo di veridicità incontrovertibile e per quei pensieri ” semplicemente” spiazzanti che ci hanno oltremodo coinvolti, almeno una volta nella vita ( o forse più di una).
” Goditi potere di bellezza e gioventù. Non ci pensare. Il potere di bellezza e gioventù lo capirai una volta appassite. Ma credimi tra vent’anni riguarderai quelle vecchie foto in modo che non puoi immaginare…quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi! Non eri per niente grasso come ti sembrava…i veri problemi della vita saranno cose che non ti erano passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio…conserva tutte le lettere d’amore, butta via gli estratti conti. Fai una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!”.
Un vademecum tascabile pronto all’uso, una bussola per la navigazione in acque tempestose, un libretto di istruzioni che ci ricorda, talvolta insegna, a onorare la vita nel riconoscerle la bellezza se pur effimera, l’impredicibilità e abbracciarla forte forte nei momenti di caducità.
Parafrasando Freud, nonostante la transitorietà innegabile non può essere né sminuito né disconosciuto il valore stesso della bellezza e a ben pensare, sorridendo, si disvela un grande controsenso umano: trascorriamo l’esistenza nell’attenuare il godimento della bellezza per attutire il dolore della perdita.
Allora forse onorare la vita richiede semplici ingredienti: accettare il viaggio e noi stessi, tutelare la nostra individualità, rispettare il tempo.
Un cuore aperto e grato forse è l’unico strumento necessario per dar seguito alle parole, che ci permetta di vedere e sentire al di fuori di una etichetta di buono o cattivo che la mente costruisce e strumentalizza; la gratitudine le fondamenta di una casa solida e duratura.
Celebrare la vita non significa non sperimentare le emozioni di dolore o tristezza e neppure incontrare circostanze prive di veleno ma sentirle senza combatterle; onorare l’esistenza è innaffiare il giardino dello ” stato di flow” ( lasciar fluire), abbandonando il controllo che altro non è che il sinonimo di esigenza e di perfezionismo.
“Esigere qualcosa dalla vita significa vivere in un permanente stato di allerta” nei confronti di chi, per natura è peritura e mutevole.