“VIENI AVANTI CRETINO”
” Vieni avanti cretino”…e fu così che non si voltò nessuno perché si sa, la stupidità è simile alla morte, sembra riguardi sempre gli altri!
” Infinito il numero degli stolti” sentenziarono le Ecclesiaste e Einstein rincarò la dose con ” due cose sono infinite, l’ universo e la stupidità umana”.
Più che calcolarne il numero, che può essere illimitato solo in senso figurato, conviene risalire alla natura dello stupido, dal latino ” stupìto”, ovvero ” sbalordito”, ” attonito”, ” stupefatto”; per estensione è incapacitato ad agire o meglio, ad agire correttamente poiché la realtà su di lui ha un effetto di stordimento.
” Ben s’ avvide il poeta ch’ io stava stupido di tutto”. ( Purgatorio- Alighieri)
Incontrovertibile verità è che se esiste uno scemo del villaggio, c’è una platea che lo accoglie e lo supporta; decifrarne la nascita sarebbe come chiedersi se sia nato prima l’ uovo o la gallina.
Gli “imbecilli”, da che mondo è mondo sono sempre esisti, la letteratura, il cinema, il teatro sono gallerie ricche di personaggi variegati, dagli obesi di Botero al sognatore di Don Chisciotte, regalandogli, con la modernità, bei vestiti, istruzione e un linguaggio forbito, tant’è che di primo acchito non sono sempre di facile riconoscimento; per dirla alla Sciascia ” E’ ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente…una certa malinconia, un certo rimpianto ci assale tutte le volte in cui ci imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l’ olio e il vino dei contadini.”
Lo stolto può essere generalista o specialista a seconda che la sua stoltezza si estenda all’ universo mondo o rimanga circoscritta a qualche sua parte.
Per definire un individuo, un pensiero, un gesto, un ragionamento insensato o nocivo, usiamo, all’ uopo dei nostri stati d’ animo, una ricca palette colorata che può essere declinata con un imbecille, deficiente, scemo, se siamo più raffinati stolto o sciocco, all’ apice della rabbia mentecatto o ebete.
” Cretino” gode di credibilità scientifica in quanto fa riferimento a un cattivo funzionamento dell’ ipofisi, per cui dare del cretino a qualcuno richiama una certa mancanza biologica; altra storia riguarda lo ” stupido” che nell’ accezione di colui che si stupisce avrebbe connotazione pure positiva pensando ad Aristotele e alla meraviglia dalla quale prende vita e forma la filosofia, se non riguardasse faccende ovvie che dovrebbero essere quanto meno comprese alla prima.
Fuori concorso lo ” scemo”, colui che è deficiente di qualcosa, meritevole più di compassione che di disprezzo.
I francesi sono stati più pragmatici e forse pure meno minuziosi di noi, azzerando tutte le nuance e racchiudendo gli epiteti in un unico blocco: la ” Bèstie”.
Musil tracciava la stupidità come un’ ” artista silenziosa” delineandone e rintracciandone sul piano artistico- letterario, due anime esistenziali nel nocciolo del termine ” demenziale”, una relativa alla stupidità nuda e cruda, un’ altra inerente ad una sfumatura, quella del ” nonsense”; non sono e non rappresentano il medesimo concetto anche se si nutrono e si alimentano delle medesime perversioni.
Esistono diverse declinazioni e nuance con le quali l’ imbecillità colora se stessa, sovente livorosa mai aggraziata; parafrasando Oscar Wilde ” la Bestia Trionfans che immancabilmente fa uscire dalla sua tana” si presenta come una imprevedibile gamma di potenzialità creative, declinandola come assennata, mai malvagia, in grado di evolversi in arma critica contro la falsa saggezza, ” gli stupidi non avrebbero mai inventato le bombe atomiche né la polvere da sparo” dando voce agli anti eroi, ai vari ed eventuali Don Chisciotte o principi Myskin.
Discorso a parte per la categoria moderna di troll o hater, che dal divano di casa, orfani di una vita soddisfacente, regalano quotidianamente giudizi non richiesti, invidia, frustrazione, livore, con tanto di bava alla bocca, tronfi delle proprie verità, come se scrivere vere e proprie ” puttanate” fosse un atto di coraggio; se seguissimo il sopra citato catalogo dell’ imbecillità, dovremmo rilegarli nella categoria degli ” scemi”, gli scemi del villaggio, ovvero meritevoli di compassione.
A voi però l’ ultima parola in base al vostro stato d’ animo!
” Il vantaggio di essere intelligente è che si può fare l’ imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile”. ( W. Allen)