“LE BUGIE HANNO LE GAMBE CORTE”

La bugia risulta un’alterazione di una chiave artefatta al volere di colui che la proferisce; ne esistono di tutti i colori, quelle bianche tendenzialmente lo strumento di protezione per evitare di ferire il sentimento altrui, altre con il naso lungo e le gambe corte, si aggirano dall’omissione fino all’ alterazione parziale.

Agostino proponeva una vera e propria classificazione delle menzogne in ordine di gravità decrescente; quella religiosa, atta alla conversione di qualcuno, quella maligna attiva ridotta al compiacimento di far danno a qualcuno senza giovare a nessuno, fino a quella necessaria per salvaguardare la purezza, ovvero la castità.

” A questa terza bugia, il naso gli si allungò in modo così straordinario che il povero Pinocchio non poteva più girarsi da nessuna parte. Se si voltava di qui, batteva il naso nel letto…se si voltava di là batteva nella porta di camera…” ( Le avventure di Pinocchio)

Quel burattino di legno, portavoce di una fanciullezza caratterizzata da una candida innocenza e al contempo espressione di ” trasgressione” che rappresenta una tappa obbligata nel percorso chiamato crescita; un eroe imperfetto ma aderente alla realtà, con quel naso che si allunga, una puntuale connessione tra le azioni disoneste e le conseguenze che ciò comporta nell’integrità umana.

L’ eterna lotta fra coscienza e istinti, il Grillo Parlante, Mangiafuoco, il Gatto e la Volpe e la guida puntuale della Fata Turchina, salvagente nell’allontanarsi da un destino oscuro.

Fatto sta che la bugia è insita nell’ uomo, il quale se ne serve per sfuggire situazioni o giudizi spiacevoli.

” Sono tanto semplici gli uomini, e tanto obbediscono alla necessità presenti, che colui che inganna troverà sempre chi si lascerà ingannare”; il caro e vecchio Niccolò Machiavelli sottolineava come una menzogna avesse necessariamente bisogno di una platea, un pubblico disposto ad accoglierla.

Raccontare frottole è una vera e propria arte, sovente costosa in termini di dispendio di energia; Aristotele affermava che ” il falso e il vero non sono nelle cose come se il bene fosse il vero e il male senz’altro falso ma nel pensiero”.

La bugia è un atto creativo, quando si mente, inesorabilmente si diventa sceneggiatori di una trama in costante evoluzione, del cui personaggio principale si è persino interpreti, oltre a richiedere una memoria elefantiaca e ce lo ricorda ” Il Bugiardo” di Goldoni: ” le bugie sono per natura così feconde, che “una ne suol partorire altre cento”.

Arlecchino, Pulcinella, Colombina e la scelta della via meno onesta che non sempre si rivela essere la più vantaggiosa.

Frottola, dopo frottola, si finisce per mentire pure a se stessi e risultano pericolose a volte alla pari della stessa verità come ha sapientemente dimostrato Jim Carrey nel film ” Bugiardo, bugiardo”; dunque siamo costretti ad usare il buon senso e il bon ton del vivere civile.

D’altro canto siamo costretti pure ad ammettere che le bugie utilitaristiche, cortesi o pietose che siano ci hanno permesso e lo fanno tutt’oggi di sopravvivere, ponendosi come basi delle diverse relazioni sociali….cosa sarebbe il bon ton, le buone maniere, se non un mezzo per indorare, educatamente , la pillola, dimostrandosi segno di ottima educazione e alta sensibilità nei confronti degli altri?

Le persone che mentono non cambiano piuttosto migliorano le loro strategie.

A noi spetta il compito e il dovere di trovare quel ” sano compromesso” tra l’ estrema sincerità e la menzogna perpetua in grado di mantenere un sano sistema relazionale.

E se per Schopenhauer al ” mondo esiste un solo essere che mente: l’ uomo”, la natura è costretta alla smentita, gli stessi animali, più mendaci degli individui, ricorrono all’ inganno per adattarsi o difendersi; molto brave le averle, una specie di passero, che con il loro richiamo possono mettere in guardia i compagni sul possibile arrivo di un predatore ma anche depistarli astutamente per godersi la preda in santa pace.

Le rane possiedono il primato: le femmine si fingono morte per non accoppiarsi!

” Il vero castigo per chi mente non è di non essere più creduto ma di non poter più credere a nessuno”. ( G. B. Shaw)

Francesca Valleri