L’APARTHEID DEL 2024

Bellezza è femminilità ovvero la consapevolezza che ciò che è presente dentro lo sarà anche fuori.

Bellezza esteriore è il riflesso della forza interiore.

Se la bellezza in grammatica è identificata come sostantivo femminile, nessuno si opporrà se ci permettiamo, in questo preciso momento storico, di associarla a tutte quelle donne nate dalla parte ” non giusta” del mondo; tutte quelle il cui crimine è quello di aver visto la ” prima luce” in un luogo dove la ” luce”, ovvero l’essenzialità della vita, non è contemplata e così senza diritto di parola, di lavoro, di istruzione, di viaggiare, fra violenze e matrimoni forzati, portano sulle spalle, con un’indescrivibile dignità, forza e resistenza, il peso della “bellezza silenziosa”.

C’è pure chi non può cantare se non in duetto, chi non può ballare, chi seppur sposata ( la gravità del termine e del contesto) non può ottenere un passaporto o viaggiare semplicemente fuori dal paese senza il permesso del marito che può revocarlo in qualsiasi momento.

Trema l’inchiostro nello scrivere di questo, trema il fiato al solo pensiero di non poter cantare ( ” pure gli schiavi potevano farlo”), leggere, parlare ( la voce è ritenuta un elemento intimo), trema il cuore all’idea che per pura casualità si sia nate dalla parte ” giusta” del mondo.

Negazione dell’esistenza, privazione dell’essere, dignità con la quale, in alcuni contesti da più di trent’anni, queste Donne portano avanti un ” otto marzo” quotidiano e quotidianamente in tutti quei luoghi bui del nostro universale mondo.

Delle “ragioni storiche” si leggono per quanto concerne i territori Afghani, regime dei talebani, la fine della così detta guerra fredda e il relativo percorso distensivo fra Stati Uniti d’America e Russia; è stato modificato il concetto di relazione internazionale e quello di ” fare guerra”.

In un regime di asimmetria le conseguenze sono sempre più spesso sulla pelle dei civili, in alcune circostanze proprio la parte femminile che si tramuta un’arma strategica, vera e propria.

Altrettanto errato ritenere che questa terra sia esclusivamente luogo di oppressioni; in realtà è un suolo complesso, a tratti contradditorio e colmo di nuance non sempre di facile accoglimento e riconoscimento per un occhio occidentale.

Proviamo a non fermarsi solo al burqua senza attuare un tentativo che vada al di là di esso, senza comprendere il reale dramma di queste Donne che “sopravvivono” nel tempo della globalizzazione attraverso regole millenarie; molte sono sconosciute, altre “famose” grazie al tono forte della propria ribellione al grido unisono ” a coloro che vogliono far tacere la mia voce io dico: sono pronta, quando e ovunque vogliate colpirmi. Potete uccidere me ma non potete uccidere il mio spirito”. ( Malalai Joya sopravvisuta a sei attentati)

Mutilazione dei genitali femminili nel Corno d’Africa, delitti di onore in Medio Oriente, matrimoni riparatori in Russia e Venezuela, per non parlare dell’Iran; una condizione di invisibilità generale che di questo passo lascerà a queste povere anime solo la facoltà di respirare.

Se la comunità internazionale talvolta (spesso) ha le mani legate, l’aspetto subdolo dell’intera vicenda è che per quanto riguarda i territori afghani la questione sembra essere sdoganata e palesata, mentre per altri spicchi di terra tutto tace; un esempio su tutti l’Iran dipinto da media e giornali come un paese modernissimo e all’avanguardia che in realtà ha un legame saldissimo con l’epoca di “Maometto”.

Theran otto milioni di abitanti, un cielo plumbeo per i livelli altissimi di smog e una cosa peculiare nella vita dei persiani, la poesia; è il paese con il sistema politico e istituzionale più strano al mondo, non incasellabile in una dittatura ma neppure in una democrazia.

Nessuno può sentirsi disinteressato rispetto a questa tematica, comprendere cosa stia accadendo loro, informarsi sulla resistenza che oppongono all’oppressore forse è il primo passo per sostenerle nella lotta alla libertà, in un momento storico dove la parola ” regime” sembra essere tornata prepotentemente in auge…e perdonatemi se sorrido.

Francesca Valleri