UNA CODA,NOVE VITE
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Sornione, distante, indipendente ma anche simpatico, furbo, curioso e intelligente; il gatto si è fatto largo durante la storia.
Nel mondo islamico erano e sono degli animali rispettati e protetti perché amati dal profeta Muhammad che ne possedeva uno rosso dal nome Muezza; solito addormentarsi sulla tunica, un giorno durante la chiamata alla preghiera ( Athan), per non svegliarlo si tagliò le maniche dell’indumento.
In Marocco la storia racconta che se una persona ha un desiderio oltremodo profondo, deve sussurrarlo all’ orecchio del suo micio e poi dargli da mangiare; se l’ animale accetta il cibo, la speranza si realizzerà.
Settemila anni fa un artista anonimo libico, trasformò una zuffa fra felini in una memorabile incisione rupestre; i romani, decisamente più pragmatici, intravidero nel gatto un valido alleato strategico contro i topi che infestavano l’ Urbe.
Venti chilometri orari la loro percorrenza media, piccoli ghepardi (in miniatura) flessuosi , dotati di dischi intervertebrali così duttili da renderli gli animali dal ” piè veloce”, in grado di attivare ad ogni salto il cento per cento della loro muscolatura tanto da equiparare un balzo a cinque volte la propria lunghezza; in soldoni come se un essere umano saltasse una giraffa!
Giallo, quello che con la zampina minacciava i pesci rossi sul tavolino blu di Henri Matisse che li amò spudoratamente per tutta la sua esistenza; il nero Coussi e il tigrato Minouche, con la ” M” , iniziale che il pittore amava far notare coincidesse con quella del suo nome, quasi come un anello di congiunzione magica fra i due, quella stessa che è stato in grado di scrivere Carroll con il mitico gatto arrotolato a righe rosa, Cheshire, dal sorriso sinistro, ghigno folle e beffardo.
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” Vedi, un cane ringhia quando è arrabbiato e scodinzola quando è felice. Io ringhio quando sono felice e agito la coda quando sono arrabbiato. Quindi sono matto”.
Ironico il fatto che un cane lo prenda a modello; Snoopy dei ” Peanuts” che fa suo quel sorriso sardonico e la capacità di scomparire, tanto da guadagnarsi l’appellativo di Brachetto del Chelshire.
Nonostante il favore di Dante che teneva spesso un micio nero sulle gambe e Petrarca compagno fedele della sua gatta Dulcina, nel Medioevo fu bandito dall’ arte a causa del pregiudizio che lo associava alle streghe e ai demoni; la riabilitazione per mano di Leonardo da Vinci che lo definirà il ” capolavoro” di Madre Natura, al quale dedicò attenti studi anatomici, osservandolo per ore.
Forse anche per questi felini vale il detto ” Nomina sunt omnia” ( ” I nomi sono presagi”) e di questo doveva essere assolutamente consapevole Gino Paoli quando battezzò Ciacola ( in dialetto veneto, chiacchera), quella gatta destinata a diventare famosissima; piccola siamese che ” non si staccava mai da me…una gatta parlante come gli animali delle fiabe o dei fumetti: proponeva, suggeriva, protestava…in presenza di estranei l’ ultima parola era la sua”.
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Potenza della musica che suscita empatia e il piacere della micia ( e miracolo) che ” tira giù ” dal cielo una ” stellina”.
” Una leggenda racconta che l’ esercito persiano assediò la cittadina di Pelusio trovando la resistenza dell’ esercito egiziano…non riuscendo a sconfiggerlo ma consapevole dell’ amore che il popolo egizio provava per questi felini decise di catturarne quanti più possibili. Dopo tre giorni, l’ armata persiana sferrò un nuovo attacco utilizzando i gatti come scudo. Gli egizi, pur di non ferirli, decisero di arrendersi, consegnando la città al nemico…”. ( Libro ” Fatti i gatti tuoi”)
Il gatto era sacro al Sole e Osiride, la gatta alla Luna e Iside.
Nel Pantheon egiziano la dea gatta assunse l’ importante ruolo di protettrice della vita domestica, della fertilità; veneravano Bastet, metà donna metà felino.
Gli occhi del gatto avevano il potere di allontanare il male mantenendo il sole nel suo posto nel cielo.
Gli egiziani dei veri e propri gattari; quando un micio moriva, si radevano le sopracciglia in segno di lutto e rispetto, una cerimonia funebre molto articolata che iniziava con la mummificazione dell’ animale, al quale veniva appoggiata una maschera decorata sul muso della mummia , poi inserito in sarcofago con tutti gli oggetti che aveva prediletto in vita e infine seppellito nella necropoli di Bubasti.
” Ai gatti riesce senza fatica ciò che resta negato all’ uomo: attraversare la vita senza far rumore”. ( E. Hemingway)
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