Il linguaggio dei fiori rimane ancora oggi un linguaggio valido a cui far riferimento nei rapporti personali; un modo di comunicare efficace, senza macchiarsi le dita di inchiostro.

Gioia, dolore, stima, riconoscenza e amore vivono e sopravvivono fra petali e foglie.

Fiore è la la ” parte migliore” o superiore della pianta che contiene gli organi di riproduzione; in termini figurativi designa la ” parte scelta” ad esempio se pensiamo a delle espressioni quali ” il fiore della gioventù”.

La simbologia associata al contesto è ancora più vasta, passando dalla connotazione di bellezza, ” essere un fiore”, a quella simbolo di nozze o di castità, ” fiore d’ arancio”, ” fiore verginale”.

La verginità stessa è talvolta immaginata come un fiore che si coglie, di conseguenza legato alla sfera della femminilità, tant’è che in lingua francese, il termine è di genere femminile (” fleur”).

I fiori si sono, da sempre, prestati ad allegorie sessuali ( anche dell’ organo femminile).

” Selvaggia” in un film cult, elegante per definizione, sofisticata, l’ orchidea è il simbolo erotico per eccellenza.

Secondo gli antichi greci, la prima prese vita dalla metamorfosi di un giovanotto focoso, Orchis, figlio di una ninfa, che aveva tentato di insidiare una sacerdotessa; fu condannato e dato in pasto a belve feroci e gli Dei dell’ Olimpo si adoperarono, affinché, da quei pochi resti, nascesse una piantina esile ma meravigliosa che , nella parte sotterranea, lontana da occhi indiscreti, si sviluppava con un apparato che riproduce quell’ anatomico attributo maschile.

Marcel Proust ne ha esaltato il valore simbolico di un fiore non binario, indossandolo all’ occhiello del suo bavero, il Vate ” grottesche e multiformi” e Maupassant le aveva definite ” esseri prodigiosi…figlie della terra sacra, dall’ aria impalpabile dalla calda luce”.

Un fiore astuto e furbo, basti pensare che, per sedurre l’ ape regina, usa il profumo e imita l’ odore dell’ insetto stesso…potere dell’ inganno!

” Per chi serba il cuore di un’ Orchidea le paludi sono rosa a giugno”. ( E. Dickinson)

L’ iris il più scostumato; glauche spade e al momento del fiorire , in tutta la sua sfacciataggine ,si mostrerà nel suo erotico appeal.

Quelle ritratte da Van Gogh sono impetuose e selvagge.

La leggenda vuole, che dopo una battaglia lunga e incerta , Luigi VII, vide ai margini del campo delle iris e le scelse come simbolo beneaugurante per il suo trono così la ” Fleurs de Louis” divenne una ” fleur de lys”.

I bagnati fichi, il cui lembo di pelle scostato apre alla verità, nuda e cruda, del peccato.

Fu sotto un caprifico ( un fico maschio) che la lupa allattò Romolo e Remo, Aristotele il primo ad associare il frutto all’ organo femminile, gli antichi greci gli attribuirono ” poteri eccezionali”, quali dispensatori di potenza sessuale e fertilità.

Lo stesso sostantivo utilizzato volgarmente per identificare l’ organo sessuale femminile unisce il nome del frutto al verbo ” ficcare”, “inserire”, per non parlare delle foglie della stessa pianta che avevano assunto una specifica qualifica nell’ ambito della geografia corporea dei ” mitici” antenati.

Adamo ed Eva, per coprire la vergogna della propria sessualità ebbero la possibilità di schermarsi con grandi foglie di fico.

In Toscana si usava dire ” cogliere i fichi in vetta”, ovvero fare una bravata inutile e probabilmente Giuda, dopo aver tradito il Maestro, decise di impiccarsi proprio su un albero di fico.

A rappresentare una sensualità tormentata il ” Gelsomino notturno” di Pascoli, dove i fiori sono utilizzati per descrivere il piacere carnale, boccioli meravigliosi dietro il cui splendore si celano il peccato e il male. Rappresentano la celebrazione della fecondazione, ” S’ aprono i fiori notturni, nell’ ora che penso ai miei cari. Sono apparse in mezzo ai viburni le farfalle crepuscolari”.

Atmosfera notturna, primo diktat e simbolo dell’ eros, la prima notte di nozze poi, interpreta, non a caso il primo evento erotico successivo al matrimonio, i fiori notturni richiamo al corpo e alla sensualità femminile.

“Le foglie dei fiori…servono come un letto nuziale che il creatore ha così gloriosamente sistemato…”. ( Linneo)

Francesca Valleri