SONO UNO ZINGARO

Molte le leggende e i luoghi comuni che aleggiano intorno a questo popolo antico, privo di patria ma all’attivo tanti luoghi in cui ha soggiornato e sparso qua e là la propria essenza.

Si dice che la loro origine sia rintracciabile in una regione fra l’India e il Pakistan ( concesso che possano provenire tutti da un unico luogo), si racconta che la loro sensibilità per la musica sia proverbiale, chitarre e violini; anche soggetti musicali però… ” prendi questa mano zingara” ( I. Zanicchi), destino di un amore letto da una gitana sulle linee della mano di una donna, ” addio Granada, addio città dei gitani”, ( C. Villa), ” fu quando gli zingari arrivarono al mare che la gente li vide” (E. Jannacci)

” Zingaro” trova la sua radice dal greco Anthìgon, una setta eretica perseguitata che praticava magia nera, in Francia vengono chiamati Bohemiens, in Sicilia si usa ancora il termine ” camminanti”, quale caratteristica di essere senza fissa dimora, loro si definiscono ” rom” dal significato di uomo-maschio.

Nel linguaggio quotidiano si colora di nuance non sempre idilliaca, ” una casa di zingari” per specificare il disordine, ” sei uno zingaro” riferito ad un individuo vestito male, sovente pure sporco, ” ti faccio portare via dagli zingari” che talvolta sostituisce il vecchio e caro uomo nero.

Possiede però un’accezione positiva se collocato in questi termini: ” sono uno zingaro nell’anima”, ovvero ” non farsi trovare dove stabiliscono gli altri”; essere altrove rispetto alle mode, alle ideologie e pregiudizi, scegliere e discernere secondo il proprio sentire e corresponsione con la propria essenza.

” Altrove” rispetto alle faziosità, alle novità vecchie come il cuccco, al conformismo contrabbandato per fedeltà.

” Gli zingari dell’anima hanno infinite partenze”, la chiave la curiosità; l’ essere curioso rende libero e impedisce alla paura di avere il sopravvento, l’inatteso, la meraviglia l’antidoto alla noia.

Più distaccato dalla zona confortevole, maggiore sarà l’esperienza del mondo.

Nomadi, figli del vento, cari ” amici” di Rimbaud “…Ma l’amore infinito mi salirà nell’anima e andrò lontano come uno zingaro, nella natura, felice come con una donna”, desiderio di avventura è camminante, è in cammino chiunque abbandoni un’esistenza ” normale” per diventare viandante.

Quella libertà che gli zingari evocano la si ” legge” nel Flamenco, dall’arabo ” felag”, contadino e “mengu” errante, fuggitivo, è il modo con cui raccontano la propria storia, le gonne colorate che si muovono a ritmo di musica, altro non sono che le nuance di un’intera esistenza al profumo di indipendenza; quella danza è la sintesi del loro vagare di terra in terra.

” Voglio vederti danzare come le zingare del deserto con candelabri in testa…”. ( F. Battiato)

Un viaggio intorno al mondo, dal deserto in Egitto dove incontriamo le zingare, a Bali ” nei giorni di festa”, passando per Radio Tirana, proprio come quello dei nomadi, con la possibilità di scegliere se continuare a ballare ” dentro una stanza” o fluire nel mondo, il suono della libertà.

“Quando il dolore mi dilania il cuore, quando non ho neppure un soldo in tasca, io suono una canzone sul violino e lenisco la fame e il dolore…”.

Francesca Valleri