SI FA PRESTO A DIRE ARTE!

Il termine arte viene definito da dizionario come “espressione o applicazione dell’abilità creativa e dell’immaginazione degli esseri umani, generalmente in forme visive come la pittura o la scultura, nella produzione di opere principalmente apprezzate per la loro bellezza o forza emotiva”.
In verità questa è un’espressione forgiata dai tempi moderni perché, se riavvolgiamo a ritroso il nastro, fino alla notte dei tempi, rintracciando la nascita e l’origine ci coglierebbe un senso di sorpresa ( e forse una certa impreparazione).
Lo start lo concede il sanscrito, ” Ar-che” ovvero ” andare verso”, la domanda conseguente sarebbe andare dove?
Nella lingua greca non c’è traccia della parola arte bensì la presenza di un concetto unico che non fa leva sull’abilità tecnica ( come la versione moderna) piuttosto sulla capacità di adoperarsi per far qualcosa di ” agathos”, l’identità fra ciò che è bello e ciò che è buono: non viene attribuito alcun privilegio ai valori estetici piuttosto larga considerazione all’attività umana compiuta in base a principi razionali, ovvero studio, esperienza, tradizione.

Nella nostra parola arte convivono significati diversi che con il tempo si sono stratificati, altrettanto vero che risulta ostico definire che cosa sia un’opera d’arte.
Il primo tentativo fu quello di Lev Tolstoj che si cimentò nella risposta alla madre di tutte le domande” se l’arte potesse essere soltanto qualcosa che produce il bello”… la risposta fu ciò che si avvicinava di più al cuore, cioè “l’arte è la capacità di suscitare quel sentimento di gioia nel rapporto che si instaura tra gli artisti e coloro che contemplano l’opera”.
Oggi giorno risulterebbe fuori moda, poiché l’epoca ” moderna” fa un netto e incisivo distinguo con l’estetica, però se decidiamo di includere nel termine arte l’emozione che è prodotta anche dal cervello ( per chi lo possiede!) la includiamo di diritto.
Se percorriamo invece la strada della bellezza oggettiva siamo costretti ad affermare, in realtà, che alcuni dipinti allogati nell’olimpo siano veramente bruttini.
Se includiamo entrambi i ragionamenti potrebbe nascere un qualcosa del genere, assodato che sia il nostro cervello a produrre emozioni che nascono da traumi, gioie ed esperienze che a sua volta si accendono autonomamente da una musica, un quadro, un profumo, l’arte non è generatrice di emozioni; queste le creiamo noi.
Noi decretiamo l’artista e il capolavoro.
Vero è che l’arte, nel corso del tempo, si è emancipata, dall’essere sottomessa al supporto del potere ha imboccato la via della libertà dai ” doveri”.
Da qui qualche stolto potrebbe affermare che l’arte non serva a niente.
Lei è in grado di ” spazzare la nostra anima dalla polvere quotidiana” ( Picasso), fornire un linguaggio universale anche per comunicare, sublimare il dolore, espandere l’orizzonte visivo e mentale, risvegliare i sensi.
La Bellezza è speranza e lei ne è la naturale conseguenza.
” La bellezza è una promessa di felicità”. ( Stendhal)
