” SHU”

Rientra di diritto in quella nomenclatura nella quale la traducibilità richiede sforzo e non sempre raggiunge i risultati sperati; non è sola, affronta il viaggio in compagnia del giapponese ” Komorebi” e della tedesca ” Ebenslangershicksalsschatz” ovvero ” il regalo del destino di una vita” dalla pellicola ” How i met your mother.

Non possiamo neppure farne una colpa , è provante declinare un’emozione senza farle perdere di potenza e intensità.

” Shu” letteralmente ” mettere l’altro nel cuore”, quel cuore organo supremo e sovrano dell’uomo, esprimendo anche la necessità e l’urgenza di non calpestare i sentimenti altrui.

Se al cinese il merito dell’essere asciutto e privo di sbavature, al Sommo, nel terzo Cielo del Paradiso, quello di sfoderare la potenza attraverso un verbo aulico che regala la possibilità di identificarsi spiritualmente con l’altro: ” Intuarsi”.

“Dio vede tutto, e tuo veder s’inluia…dunque la voce tua, che ‘l ciel trastulla sempre col canto di quei fuochi pii che di sei ali facean la coculla, perché non satisface a’ miei disii? Già non attendere’ io tua dimanda, s’io m’intuassi, come tu t’ inmii”.

Si esplora la relazione con l’altro attraverso l’etica del rispetto e della comprensione, ben lontana dall’annullarsi ma potenziamento del ” noi” ecco l’intuarsi: penetrare nel suo spirito, confondersi con il ” tu” e permettere all’altro di fare altrettanto.

Reciprocità, paragonabile a quell’infinito atto d’amore compiuto da Fitzgerald per comprendere Zelda e penetrare nella sua follia o le teste di donne dai colli lunghi e flessuosi di Modigliani dall’ inconfondibile sguardo basso empatico o quella sorta di ” empatia perversa” che Hitchcock obbliga a provare nei confronti dei suoi personaggi moralmente deprecabili.

Ma dietro questa parola magica quale ” intuarsi” se ne cela un’altra vibrante, ” inforsarsi”, letteralmente ” risultare dubbio”, sempre nel Paradiso perché proprio in questo ” luogo” c’è il tentativo di approssimarsi al divino.

” …ma dimmi se tu l’hai ne la tua borsa. Ond’io: ” sì ho, sì lucida e sì tonda, che nel suo conio nulla mi s’inforsa”.

Essere in dubbio con il significato potente di esserne dentro, quale unica via praticabile per comprendere e per amare; essere dentro le ” cose” fino a diventare parte di quella stessa emozione.

Forse con questo termine Dante è stato in grado di descrivere l’amore.

” Io spero che Dio mi dia abbastanza giorni per scrivere di lei quello che nessuno ha mai scritto per nessuna”.

E’ l’amore la reale spinta che induce il Sommo a intraprendere il suo strabiliante cammino dagli inferi fino al cielo, il continuo movimento di un’anima alla ricerca del suo posto; nasce da uno sguardo, si alimenta di pochi incontri e si trasforma in una passione “spirituale” che lo accompagna per tutta l’esistenza.

Un amore cortese, cristiano, umano.

” L’amor che move il sole e l’altre stelle”.

Francesca Valleri