” SE TELEFONANDO…”

” Non sei mai solo quando sei vicino a un telefono”. ( Archivio Telecom)

Il gomito appoggiato al vetro, la porta a molla che si chiudeva alle spalle, il gettone che scendeva e tanti discorsi rimasti in sospeso perché terminati!

Se il merito dell’ invenzione di Meucci fu di creare uno spazio di relazione imminente nell’ assenza, dove dirsi cose definitive quali morte, nascita e matrimoni, quello della cabina telefonica di averci regalato una raccolta di antropologia umana.

Non hanno mai posseduto quel fascino ieratico delle colleghe inglesi, tuttavia da sempre iconiche, indispensabili nell’ accorciare le distanze, alcove d’ amore, esperienze umane, luoghi di incontro con le sue file interminabili, soprattutto nelle località di vacanza durante il periodo estivo, in attesa del proprio turno.

Il primato e l’ onore di aver regalato l’ idea che quella chiamata avesse un particolare ” valore” diverso dalla moneta corrente.

Per interi decenni unico metodo rapido per comunicare a distanza e proprio ad esse sono state affidate conversazioni riservate lontane da orecchie indiscrete e pure relazioni anonime.

Dentro di esse, il timido giornalista del Daily Planet, Clark Kent, dismetteva i panni dell’ uomo comune per diventare Superman, il salvatore, mentre in ” Matrix” assurgeva al ruolo di unico punto di contatto fra il mondo reale e quello simulato, una sorta di portale di ingresso e uscita.

Una cosa è certa, parte del loro ruolo iconoclastico deriva dalla letteratura, dai fumetti e soprattutto dalla settima arte; c’è da dire che da noi sono sempre state utilizzate per chiamare e non per ricevere, a differenza di ciò che si vede nella filmologia americana, dove si nota qualcuno correre disperatamente incontro al telefono pubblico prima che questo smetta di squillare.

Il conte Lello Mascetti, dal quel filo telefonico faceva partire impagabili supercazzole e laide chiamate a moglie e amanti.

” La supercazzola prematura/ tarapia tapioco/ con scappellamento a destra/ come se fosse antani”.

Ma grazie a loro si compivano anche inattese chiamate del destino come quella che ne ” Il favoloso mondo di Amélie” porta Dominique Bretodeau a ricordare di quando era bambino.

Addirittura il telefono pubblico è sopraggiunto su una stazione spaziale da dove il dottor Floyd chiamava la figlia in ” 2001 Odissea nello spazio” e aguzzando la vista, si possono anche intravedere le istruzioni per l’ uso, come quelle del bagno a gravità zero in un frame successivo.

Oggetti oramai in disuso che non fanno male a nessuno ma che non sono più utili; materiali infrangibili quanto quelli delle corazzate militari, le insegne gialle, con il combinatore a disco fuori da alcuni bar, i gettoni e le schede telefoniche.

Ad Alfred Hitchcock spetta di diritto il premio ” cabina claustrofobica”, il maestro del terrore passa da quella della doccia in ” Psyco” a quella pubblica in un batter d’ occhio in ” Gli Uccelli”; diventa una temporanea zona di salvezza, per Tippi Hedren, dalla furia dei pennuti nella cittadina di Bodega.

Scampo lo trova anche il povero ragionier Ugo Fantozzi che riesce a difendersi e a disfarsi della invadente e invaghita ( di lui) madre dell’ ennesimo capo redattore, bloccandola in una cabina con dei bidoni della spazzatura.

Si è trasformata in un luogo di passioni, location d’ eccezione durante uno dei primissimi incontri tra i protagonisti di ” Ultimo tango a Parigi”; accanto ad un telefono pubblico, Jeanne e Paul, rispettivamente Schneider e Brando, si scambiano uno sguardo fugace prima di ritrovarsi, per caso, nell’ appartamento di Parigi.

Di fatto, le pensionate cabine telefoniche erano scomode, si doveva uscire sotto l’ afa o la pioggia alla ricerca di una vicino a casa e sperare pure di non trovarle ” abitate” da interminabili conversazioni alle quale ci si poteva opporre solo con lunghe alzate di occhi al cielo, però all’ interno di quegli angolini per decenni si sono scatenate fantasie e speranze.

” Scusi, sa dove posso trovare un telefono pubblico?

” Sì, negli anni novanta”. ( F, Caramagna)

Francesca Valleri