” RICORDATI DI NON DIMENTICARE”

“Se mi lasci ti cancello”.
La fine di una relazione, il dolore che può sedimentare in fondo all’anima per un’intera esistenza; così Clementine decide di farsi estirpare la sezione della memoria relativa alla sua storia d’amore con Joel e anche lui sceglie di fare altrettanto, non resistendo alla tentazione ma qualcosa, durante l’intervento, va storto.
L’intera trama e il finale non può essere narrato, di certo una pellicola che sorvola dall’alto, a tutto tondo con un grandangolo, la complessità dei rapporti umani e la malagevole gestione ma che mette a fuoco un’incontrovertibile verità: non esistono scorciatoie per cancellare.
Ne era a conoscenza altrettanto bene il grande scrittore argentino, che attraverso le sue narrazioni anche paradossali, è stato in grado di esplorare la mente di coloro che sono incapaci di dimenticare.
Il contadino Funes, dopo una desolata caduta e trauma cranico annesso, recupera la totalità della memoria e la facoltà di ricordare tutto ma proprio tutto…” Tutti i rami e i grappoli di un pergolato, la forma delle nuvole australi dell’alba del 30 aprile 1882…ho più ricordi io da solo di quanti ne avranno avuti tutti gli uomini da quando il mondo è mondo”.
Questa la dimostrazione che esistono individui dalla memoria elefantiaca e altri con ricordi ( apparentemente) effimeri e contemporaneamente siamo ( solo) noi stessi a testimoniare quanto o poca la nostra memoria nasconda; così quando dimentichiamo, la nostra ricordanza decrepita mette fine ad una parte dell’esistenza vissuta, con la conseguente credenza che qualcosa si sia sgretolato.
Indubbiamente un ragionamento che non fa una piega ma dobbiamo verificare se abbiamo archiviato il nostro patrimonio alla parola ” cuore” o ” mente”.
Se la lingua italiana li riconosce quali sinonimi, esiste una sottile ma capitale differenza fra questi due verbi, “dimenticare” e ” scordare”; esprimono due concetti analoghi ma non identici.

” De-menticare”, dove il prefisso incarna l’allontanamento e associato al sostantivo ” mentis” crea quella distanza che è circoscritta alla memoria della testa.
Dante, l’oblio, la memoria e il fiume Lete.
” Demens” colui che è orfano di testa, colui che separa qualcosa dalla propria coscienza intellettiva.
” Scordare” collegato al verbo ” ri-cordare” ; al posto del prefisso ” ri” è stata aggiunta una “s” che legata a ” cordis” genera l’attuale significato di allontanare dal cuore.
Anticamente si riteneva che la memoria giacesse proprio nel cuore.
Il Sommo implora di scordare tanto era forte la sua pena d’amore e in un certo senso potrebbe essere un concetto universalmente valevole; quando qualcosa ci tormenta ognuno di noi vorrebbe velocemente scrollarla di dosso ma un’insidia è dietro l’angolo.
Il verbo ” scordare” ha un omonimo che nasce da ” chorda”; uno strumento perde l’accordo quando è scollegato, privo della corretta intonazione.
Dunque, ogni qualvolta che scordiamo, ovvero che allontaniamo dal cuore, ci disaffezioniamo da ” noi” che prendiamo origine anche dalla somma totalitaria dei nostri ricordi; è preferibile forse fermarsi, respirare e attendere qualcosa che ci permetta di accordarci di nuovo con il mondo…prima di scordare.
