“QUESTA E’ SPARTA”

” Erano trecento, erano giovani e forti, e son morti!”

L’incipit: tuoni e lampi che preannunciano una tempesta, il titolo rosso sangue e un mucchio di teschi a terra.

Una pellicola antesignana della Hollywood moderna, una specie di fumetto in movimento che ha ammaliato gli spettatori nella narrazione della storia di Leonida e dei suoi soldati, un tentativo a metà strada fra il mito e la storia.

Serse invia un messaggero a Sparta chiedendo un’offerta di terra e acqua, in segno di sottomissione.

Leonida decide di accontentare il persiano minacciando di buttarlo nel pozzo e così quest’ultimo urla” Questa è blasfemia! Questa è pazzia!”; in risposta, Leonida tuona ” Pazzia? Questa è Sparta!” e con un calcio lo getta nel precipizio avviando così la guerra e l’inizio della leggenda di Zack Snyder.

Oggi Sparta non c’è più, al suo posto una polis moderna, qualche pietra qua e là che riporta la memoria a un lontano passato, nessun ” Partenone”, né templio, né resti di mura difensive, d’altronde dicevano che erano sufficienti ” i petti dei suoi cittadini” per difenderla.

Marciavano al fronte compatti senza dar credito alla paura, seguendo un rigido codice di onore ( assimilabile a quello dei samurai, il bushido, che regolava anche la condotta dei guerrieri giapponesi): ” tememmo il filo della lama e il dolore delle ferite ma molto più di questo dolore tememmo il disprezzo dell’amico che combatte al nostro fianco, la vergogna della donna che attende il nostro ritorno e il ripudio del vecchio che un tempo lottò per noi”. ( Agatocle, vigilia della battaglia delle Termopili)

Leonida e i suoi “300” spartani che si sono fatti ammazzare pur di fermare l’avanzata di Serse.

Sparta non c’è più e a dirla tutta non è che abbia lasciato a memoria chissà quale olimpo letterario ma nonostante ciò ancora oggi fa eco il suo onore, o meglio il dna dei suoi cittadini, perché una polis incentrata sull’uomo, sul suo carattere e sull’esempio: lo scarto si genera sì con la capacità di pensare ma poi di agire.

Sparta dal verbo greco ” seminare”: orgoglio, resistenza, coraggio, valore e forza e proprio su questo ultimo termine si incentra la leggenda che nasca dai discendenti di Ercole, da uno degli Eraclidi, Aristodemo, sarebbero poi nati due gemelli, i primi due re della città.

La sua ” rivale”, Atene sempre stata più pop, con vestigia grandiose e monumenti spettacolari ma Sparta fu un esempio di civiltà sociale, fondata sull’educazione, il rispetto, compiuta mai colonialista.

Si racconta che gli spartani non uscissero mai dalla Laconia se non in due occasioni, i Giochi di Olimpia e la consultazione dell’oracolo di Apollo; non a caso ancora oggi è in uso l’espressione ” essere laconici” per chi ha come stile quello della parola misurata, sobria, quale polarità dialettica di un agire efficace e costante.

L’ anteprima di questa pellicola fu proiettata al Festival di Berlino il giorno di San Valentino e fin da subito si ritrovò risucchiata in un centro vorticoso di polemiche, con la colpa atroce di ” demonizzare i Persiani”; basta riaprire un libro di storia per comprendere che è lontana l’idea di aver ridicolizzato questo popolo, piuttosto Erodoto non era certamente uno storico moderno, per cui ha attinto a leggende, storie e mite dei suoi tempi.

Il mito dei due modelli contrapposti, la Grecia e l’Impero persiano; l’Occidente e l’Oriente?

Certo, una pellicola che ” ingenuamente” ha prestato il fianco a strumentalizzazioni ma anche questo non suona nuovo per i tempi odierni che, perdonatemi, puzzano veramente di anni ’70, di pensieri semplicistici, qualunquistici per cui Atene democratica, Sparta fascista, Serse potrebbe incarnare l’Iran; se vogliamo metterla su questo piano allora, ristringere il pensiero nell’uso di striminziti epiteti evidenzia a chiare lettere l’incapacità di argomentare e definire le “cose”.

Anche se facciamo finta di nulla e sovente soprassediamo, abbiamo un sistema di credenze, schiena diritta, valori saldi, rispetto e mi domando se potrebbero essere ascrivibili ad un collocamento politico… allora cresciuti tutti con ” Zio Paperone”, simpatico capitalista… siamo tutti ” berlusconiani”?

Da quando in qua le virtù umane sarebbero ascrivibili ad una corrente politica?

Ad averle, mi verrebbe da aggiungere, al massimo deteniamo quella della scarsa memoria.

L’ossessione del passato per scansare il futuro, a tratti ridicola, quale quella del parastinchi del giocatore Biraghi e la scritta ” maledetta”, ” Vae Victis” accaduta qualche mese fa.

” Governare gli italiani non è impossibile, è inutile”. ( Giolitti)

Curiosa poi l’etimologia della parola virtù, dalle Tuscolanae disputationes di Cicerone, dove ” Vir” rimanda all’uomo, maschio, guerriero e ” Vis” alla forza e nella linea della tradizione socratica con Platone veniva ” collocata” proprio nel cuore della morale e nel retto pensare.

Le qualità morali e la capacità di operare quanto più possibile nel bene, sono sganciate da qualsiasi logica e risultano indispensabili per lo sviluppo e l’evoluzione di un individuo completo; una persona virtuosa è colui che ha annaffiato quel giardino, che ha coltivato quelle virtù morali che lo rendono ” utile” anche alla collettività, responsabile e compassionevole.

Io ci vedo solo degli spartani cazzuti, impavidi, dove la sottomissione non è contemplata e con il coraggio da vendere un tanto al chilo!

” Una vita sociale sana si trova soltanto quando nello specchio di ogni anima la comunità intera trova il suo riflesso e quando nella comunità intera le virtù di ognuno vivono”. ( R. Steiner)

Amato e odiato, se c’è un dato incontrovertibile è che la frase ” Questa è Sparta” sia stata ripetuta in tutte le salse possibili e immaginabili; si dice che sia diventata iconica, a detta di Butler, ” perché recitavo male!”.

Francesca Valleri