QUE NOIR

Il colore non-colore per antonomasia più potente, incarnando la negazione del colore stesso paradossalmente li racchiude tutti, risultante dalla sintesi sottrattiva di tutte le tinte dello spettro visibile, rappresentazione in ” carne e ossa” di una spudorata sensualità sussurrata, complesso, articolato, affascinante, profondo.
Enigmatico quanto lo “yin” e lo “yang” quale opposto energetico che fa muovere il mondo, duale quanto l’assenza di luce per la sintesi additiva, incapace di riflettere la lunghezza d’onda per quella sottrattiva, fertilità per gli egizi con le rive del Nilo, l’aldilà per i greci e le acque dell’Acheronte con l’oscurità che aumentava man mano che i defunti si avvicinavano al punto più oscuro lì dove si erigeva l’Ade, lutto per l’Impero Romano.
Lapalissiano che sia il colore della stampa; punti, virgole, lettere maiuscole passano tutte sotto la lente vigile di questa nuance in grado di colorare le parole, farle vibrare o affilarle come una lama di coltello; viatico puro dell’emozionalità, talvolta incompreso, spesso rifugio, certamente ieratico.
In storia dell’arte necessario per definire contorni e forme; nel Medioevo giunse quale colore del demonio, del male e dell’oscurità ( assoggettando tutto ciò che non era comprensibile).
Archetipo e paradosso, allo stesso modo strutturante ma ambiguo, il colore degli inizi e dell’infinito del senso del tempo che nasce dalle viscere della terra come il carbone, considerato come il colore dello sporco e della colpa dalle società cristiane, il nero modificherà gradualmente il suo status per incarnare il simbolo del potere; l’elevato costo dei processi di tintura che ha permesso la nascita di tessuti pregiati brillanti, lo hanno reso un attributo riservato agli strati superiori della società.
Il nero di velluto, rasi e merletti rappresentato anche da Manet altro non è che un omaggio alla brillantezza dei colori, a differenza del suo amico Monet che lo detestava a tal punto che nel giorno delle sue esequie non fu neppure poggiato sul feretro un drappo nero.

Il nero ha le fattezze di un essere umano incompreso, banale per alcuni, troppo profondo ed eloquente per altri, seduttore, misterioso, potente; chi immagina i colori difficilmente lo avrà in cima ai suoi pensieri eppure fra tutti è quello più eclettico, dall’ideologia politica, all’arte, dalla tecnologia alla moda.
Soulages ha dedicato gran parte della sua carriera a questo colore, ” il nero assoluto”, dando vita ad una tecnica ( ” Outrenoir”) che prevedeva di dipingere gigantesche tele nere lucide e opache che garantivano un’infinità di indicibili nuance grazie al riflesso della luce.
Non era ossessionato da questa nuance piuttosto la riteneva così spudoratamente interessante da attribuirgli una forza emotiva superiore a qualsiasi altra tonalità.
” Il nero è modesto e arrogante allo stesso tempo. Il nero è pigro e facile ma misterioso. Ma prima di tutto il nero comunica questo: io non ti infastidisco, quindi non infastidirmi”. ( Y. Yamamoto)

Per Mirò il nero in tutte le sue sfumature diventa una tinta squillante, primo colore usato e l’ultimo ad essere steso nei ritocchi.
” In principio fu il nero e tutto il resto venne dopo”. ( M. Pastoureau)
E prima che ci pensasse Kapoor, nessuno mai aveva pensato che si potesse acquistare una nuance per averne la proprietà; poi è arrivato lui e ha comprato il nero più nero che ci sia, il Vantablack!…sviluppato per scopi militari, si è trasformato nella tinta per eccellenza, quella che sfiora la perfezione, equilibrata, magnetica tanto ” nera che quasi non si vede”.
Il nero suona ( letteralmente) bene su tutto!
Ha un legame a doppio filo con la musica, praticamente indissolubile se si fa riferimento al termine ” Black” impiegato per definire un genere di artisti che hanno dato un marchio assai riconoscibile; ” Paint it, black” The Rolling Stone, ” Black” Pearl Jam, come contrasto cromatico con il bianco messo in scena da Micheal Jackson, fino al nero intenso come il colore della pelle di James Brown.
Al nero spetta di diritto il titolo di colore più difficile da raccontare. di fatto qualcosa che galleggia perennemente fra positività e negatività fra il glamour e il dolore.
