QUANTI ANNI HAI?

Per Aron Hector Schmtiz, passato alla cronaca come Italo Svevo, la old age è puramente riferita ad una condizione interiore coinvolgendo lo spirito quale metafora dell’inettitudine e dell’esilio della vita.

La buona vecchiaia invece non spetterebbe a tutti di diritto, quale concessione divina regalerebbe però oltremodo una certa riverenza sociale ( secondo Omero) e la bellezza sfiorita sarebbe compensata dalle virtù conquistate nel tempo e dall’esperienza; nell’Iliade si ammirano i giovani eroi, belli e forti ma Nestore, il più anziano e saggio degli Achei è ricordato per le sue parole ” più dolci del miele”.

Saffo invece alzerebbe le mani in segno di assoluta rassegnazione.

La vecchiaia quale malattia incurabile: imbiancamento dei capelli, debolezza alle gambe, inaridimento della pelle, dolori alle articolazioni…tant’è che ( nel mondo latino) Terenzio fra pronunciare a un personaggio della sua commedia ” mi ha trattenuto una malattia…se mi chiedi quale…la vecchiaia”.

Orazio, Seneca, Ovidio altro non hanno fatto che constatare, con tristezza, la fuga del tempo e la conseguente labilità dell’esistenza umana, interessandosi poco al numero di anni raggiunti piuttosto sul degno traguardo di una vita spesa in saggezza.

Comunque la si voglia descrivere, interpretare ma soprattutto vivere, la vecchiaia è probabilmente ” difficile” tant’è che gli artisti sono stati generalmente restii nel disegnarla preferendo dedicare pennellate e scalpelli alla bellezza della gioventù, tranne Donatello e la sua ” Maddalena”, sfigurata dalle privazioni, un corpo consumato, gambe magrissime e capelli incolti quale testimone di anni trascorsi in povertà assoluta.

La old age viene tradotta come quella parte successiva della vita, inserendola di diritto nel periodo post giovinezza e mezza età; una specie di ” Spalle al muro” ( cantata da Renato Zero) ” quando gli anni son fucili contro, qualche piega sulla pelle tua, i pensieri tolgono il posto alle parole, sguardi bassi alla paura e ritrovarsi soli…”.

In soldoni a tutti piacerebbe invecchiare come Madame Adelaide, milionaria, elegante e bella ( circondata da gatti)!

In realtà occorre ironia e umorismo per portare a passeggio le proprie rughe che la ” vecchiaia” è la stagione della libertà per chiunque sia cosciente e risolto, quel frangente di vita in cui non si ha niente più da perdere, abbandonate le convenzioni.

” Guardarsi dentro è la prima cosa da fare quando ci si incammina su questa nuova strada. Chiudiamo gli occhi e chiediamoci” che cosa vuoi fare veramente ora che sei libero?…all’incontro con la libertà bisognerà essere preparati”. (” La vecchiaia può attendere”)

Uscendo dal politicamente corretto, dovere di recuperare la parola ” anziano” nella sua profondità, contrastando anche quel sentimento di rassegnazione e racchiudere in ” età grande” il pieno degli anni vissuti e dell’esperienza; la consapevolezza di una fine spinge irrimediabilmente al pesare (di vita) gli istanti.

Cantava Guccini ” i vecchi subiscon le ingiurie degli anni, non sanno distinguere il vero dal sogno…”.

Francesca Valleri