” …IN CARROZZA”

Stazione, da dizionario ” luogo di sosta temporaneo di veicoli di vario genere”.
Un crocevia di viaggiatori, una tappa obbligata per i turisti o l’ultima fermata di una ” zingarata” con un giro di schiaffi ai danni degli inermi passeggeri affacciati ai finestrini dei treni.
Quelli di ” Touzer” raccontano di sensazioni, di un perpetuo migrare, di idee, di carovane all’orizzonte: ” nei villaggi di frontiera guardano passare i treni, le strade deserte di Touzer. Da una casa lontana tua madre mi vede, si ricorda di me e delle mie abitudini e per un istante ritorna la voglia di vivere ad un’altra velocità”
Un ” Mistery train” quello di Elvis Presley in cui si narra di un treno che porta a casa l’amore di chi canta, triste e solitario il ” Binario” di Claudio Villa , a ” Vapore” quello di Fossati.
” Come i treni a vapore di stazione in stazione e di porta in porta e di pioggia in pioggia e di dolore in dolore, il dolore passerà”. ( I. Fossati)
Fissando l’intreccio delle rotaie sui binari, a decine che si incrociano all’uscita della stazione, c’è qualcosa di analogo con la vita terrestre: le scelte.
Ogni giorno possiamo scegliere di rispettare la parola data con noi stessi e con gli altri, i buoni propositi, se impegnarci o meno; ognuna di queste decisioni è assimilabile ad un binario ferroviario alla stazione del nostro essere.
Man mano che ci allontaniamo dal capolinea i binari iniziano a separarsi.
Un ” concetto” che si applica alla scelte giuste quanto a quelle sbagliate; un giorno, folgorati sulla via di Damasco decidiamo di intraprendere un’altra intersezione…ah no…passano i giorni e il binario nuovo somiglia a quello passato e così tristi, demotivati e rassegnati torniamo sui nostri passi.
In aereo ci si trasferisce, in treno si viaggia, i primi per quanto hi-tec sono impersonali, dei luoghi non luoghi, da un tempo veloce, i secondi, affascinanti, hanno un passo lento e talvolta la bellezza dell’umanità.

Ci danno motivi per tornare, in quegli abbracci che non si sa se siano arrivi o partenze, così forti, lunghi, intensi, interi minuti in cui i corpi rimangono a respirarsi e se è vero che in stazione avviene di tutto, una vita veloce e sfrenata alla ricerca della destinazione, quando si incontra l’abbraccio “il tempo diviene dimora”.
I luoghi diventano del cuore se si decidono di affrontare e abitare, quando si impregnano di anima sparpagliata un po’ qui un po’ là, diventano del cuore di chi li ha vissuti o tenta di farlo, di chi li ha sognati e continua a farlo, di chi li ha immaginati, trasformati anche stando seduto con un libro in mano, di chi li ha percorsi e mitizzati.
Francesco Petrarca si sente indissolubilmente legato ai prati e ai boschi.
” Chiare, fresche et dolci acque ove le belle membra pose colei che solo a me par donna…”; quei tappeti verdi, quelle sponde hanno visto nascere l’amore per Laura, un amore sognato, forse realizzato.
” Signori, tutti in carrozza”.
