QUALE AMORE?

L’amore e il suo svolgimento, quasi fosse un tema scolastico, ha consumato, logorato e fatto sbattere capocciate nel muro a chiunque, argomento principe dell’esistenza, a tratti pure obnubilante, che ha visto scrittori e poeti, nel corso dei secoli, cimentarsi nell’affrontarlo di petto nel tentativo di donargli voce; fragile, inquieto, ritrovato o scabroso come quello fra un attempato professore e una ragazzina americana, ” Lolita”, che ben più disinvolta di quanto si potesse sospettare seduce il caro Humbert.

Quella passione che regala dubbio e tormento, tanto cara a Shakespeare come in ” Romeo e Giulietta” dove è declinata al tema dell’ ansia ” amore è fumo levato col fiato dei sospiri…turbato, un mare alimentato dalle loro lacrime”, quella sorta di assenza di certezza, che è la ragione dell’inquietudine amorosa; in Petrarca invece si disvela condizione felice della sua personale solitudine per cui l’indisponibilità della donzella Laura e la sua certezza ,nella quale si gongola, è compiacimento di non poterla ottenere.

Si cavalca l’onda della ” Chanson de Geste” dove l’amata si trasforma in un essere puro e angelico e il cavaliere nel suo fedele vassallo, fino alla ” Chansons de Roland” con uno dei cavalieri più famoso della tavola rotonda, Lancillotto e Ginevra moglie di re Artù.

Ma l’amore conserva nella propria matrice il profumo della fragilità, l’assenza di garanzia, l’amore è una promessa quotidiana, non una certezza scolpita nella pietra e parafrasando Honoré de Balzac, certamente, almeno una volta nella vita ci saremo bagnati con l’essenza di incertezza, che poi si sa non valere universalmente: ” ciò che rende le amicizie indissolubili e raddoppia il loro fascino è un sentimento che manca all’amore, la sicurezza”.

La premessa di Balzac accende il riflettore sulla consistenza e durata del sentimento, così fugace da poterlo paragonare alla felicità; ” Felicità raggiunta, si cammina per te sul fil di lama. Agli occhi sei barlume che vacilla…”. ( E. Montale)

Sul mistero dell’amore e la chiarezza dell’amicizia dobbiamo interpellare i cari greci così lucidi a tal punto da passare al vaglio chirurgico tutte le declinazioni opzionabili legate a questo sentimento, riconoscendone una dozzina; chi si è lasciato travolgere e stravolgere da questa civiltà, affondando nelle viscere di un costrutto di pensiero ” oltre”, sa che possedevano un termine minuzioso per qualsiasi situazione ed eventualità.

Ecco partorire ” Philia” un’amicizia profonda radicata nei pilastri della fiducia e della lealtà reciproca quale quella di Achille e Patroclo, forgiata fra le pagine di Omero, sconfinando poi, per diversi autori, nell’eccellenza militare, nella solidarietà cameratesca, nella gloria in battaglia; quando si fa riferimento al rapporto fra i due eroi si appella con ” poly philatos hetarois”, ovvero il “compagno di gran lunga più caro” dove ” philos” non concretizza l’amore romantico piuttosto un affetto potente rivolto a familiari e amici.

La ” Philia” unisce i due in un legame di vita e di morte inscindibile, come Andromaca ed Ettore, sposo, padre e fratello, di cui De Chirico ne ha tracciato un ritratto esaustivo, puntuale, magistrale.

Confermata, dunque la premessa di Balzac, lunga vita all’amicizia orfana di sentimenti esclusivi e avanza l’amore che con la sua fragilità dona ” felicità e infelicità”; ” Una donna che se ne va è perduta, un uomo che si allontana lo ritroverà. L’amore ha la stessa debole consistenza della felicità”. ( E. Montale)

Anche l’arte ne elargisce testimonianza con ” Gli amanti” dove Magritte disegna una coppia nel pieno della propria affettività con i volti coperti, quasi a voler dichiarare di non conoscersi, quale dubbio della tanto anelata certezza e consistenza, quale tormento di tradimento, gelosia angosciosa o forse un ricordo di un amore lontano, quasi dimenticato.

Non rimane che tornare alle origini e andare incontro ai greci e al loro Eros, dio creatore, il più felice, il più bello, buono e giovane, titolare delle quattro virtù cardinali quali coraggio, giustizia, temperanza e sapienza, portatore sano dell’amore, cercato, voluto, talvolta rincorso, altre sognato che non è né buono né cattivo ma che si plasma, come un abito cucito su misura alla individuale capacità di declinarlo; ogni persona parla la propria lingua e partendo dal quel linguaggio comune, insieme si costruiscono relazioni ( prive di garanzia).

Dunque quel sentimento è la propria risposta emotiva a ” qualcosa” a cui attribuiamo immenso valore; se ricambiato è conoscenza ed evoluzione nella reciprocità…allora abbiamo finalmente trovato l’amore!

Se dovessimo chiederci cosa sia l’amore è probabile che rimarremmo tutti ammutoliti, perché nonostante sia una ” cosa” fra le più belle che ci sia nell’esistenza rendergli giustizia con le parole risulta complicato e sminuente; certo è che ” serve” per essere felici!

” Se non avessi visto il sole avrei potuto accettare l’ombra. Ma la luce rendeva più deserto il mio deserto”. ( E. Dickinson)

Francesca Valleri