NON SONO FEMMINISTA

” Se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso. E forse di più perché …non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato al primo sguardo, un bel corpo per nascondere la tua intelligenza…naturalmente ti toccheranno altre schiavitù o ingiustizie. Neanche per un uomo la vita è facile, sai. Ti imporranno arbitrarie responsabilità. Poiché avrai la barba, rideranno se tu piangi e perfino se hai bisogno di tenerezze.” ( O. Fallaci- Lettera a un bambino mai nato)
” Femminista” non è un sostantivo declinato al femminile, può essere usato sia come sostantivo che come aggettivo, è applicabile anche al maschile; nascere uomo però non significa essere maschilisti né carnefici di default.
” Femminicidio” dal latino ” femina”, animale di genere femminile, nacque come scelta ” politica” per indicare gli omicidi compiuti da padri, coniugi o ex partners, nei confronti delle donne in quanto tali; successivamente fu coinvolta e abbracciò anche la sfera delle scelte sessuali, facendo rientrare le prostitute a loro volta vittime dei clienti.
Scientemente o meno, coniando questo termine e dando vita a una parola vergine, si è ampliato il terreno di gioco, estendendo il ragionamento-pensiero ad una nuova realtà, probabilmente però si è depredato il valore e la risonanza stessa del termine relegandolo esclusivamente a una questione di genere; le donne uccise non lo sono per il fatto di essere femmine bensì per essere quella donna che in quella specifica fattispecie ha rifiutato quell’ uomo.
Femminicidio e patriarcato fanno parte di un personale contesto familiare e relazionale che li posiziona esattamente lì, altrimenti si crea un distinguo di rilevanza fra l’ uccisione di un maschio piuttosto che di una femmina.
Il femminismo moderno sembra aver contribuito ad alimentare un politicamente corretto spalmabile un po’ su tutto, azzerando le naturali differenze e sane peculiarità che naturalmente, dalla notte dei tempi, esistono fra l’ universo maschile e quello femminile; l’ essere umano si riproduce da un uomo e da una donna dando alla luce una relazione dal nome di famiglia.

La polarizzazione ideologica ha come unico sbocco quello di individuare un nemico, disumanizzarlo e chiamare a raccolta la truppe, in questa occasione, di sedicenti femministe puntigliose che sembrano utilizzarlo come una vendetta personale e resa dei conti.
Per essere femministe, occorre da entrambe le parti, la consapevolezza delle pari opportunità a prescindere dal sesso o dal culto religioso, il merito, le competenze e il talento non abbisognano di quote rose.
Margareth Thatcher non ha chiesto il permesso a nessuno, è scesa in campo, ha sbaragliato gli avversari con le capacità che appartengono a coloro che sono migliori di altri.
Margherita Hack ” non ho mai avuto il complesso di essere nata donna”.
Oriana Fallaci, burbera e irriverente, sebbene sia stata tacciata dalle femministe come la più austera maschilista, seppe dimostrare abbondantemente che, in quanto individuo di genere femminile, poteva arrivare fin dove voleva lei e lo fece all’ interno di un contesto, quello di allora, che definire patriarcale è un esercizio linguistico, con la lucidità e la contezza di chi sapeva che ” negare che la società in cui viviamo sia stata inventata dagli uomini, impostata dagli uomini, dominata dagli uomini, sarebbe cretino.” ( O. Fallaci)

Dio benedica il femminismo quando promuove una sana valorizzazione della donna in chiave di uguaglianza con gli uomini, mai contro di essi, una parità che non tralasci né modifichi le differenze che i due mondi possiedono (pure fisiche) ma dalle quali sgorga e si abbevera la specialità.
Meglio dunque tornare a parlare di maschi e femmine , due esseri uguali ma diversi, troncando sul nascere una battaglia che rischia di trascinarci tutti sul terreno del gioco di ” genere”.
Se accettiamo l’ assioma che non possiamo piacere a tutti nella vita, dovremo per la medesima logica, riconoscere allora che non tutti i lavori sono idonei alle donne in nome di quella ” diversità” escludendo che non lo siano perché donne.
Se domani per una gentilezza da parte di un uomo urlassimo al sessismo faremmo un torto alle nostre sublimi intelligenze, se domani un uomo dovesse offrirci una cena, pagare un caffè o riaccompagnarci a casa non significa che non siamo capaci di guidare.
Avvocatessa, sindaca, architetta non sono una violenza di genere ma della lingua italiana.



