“MESSERE APRILE FA IL RUBACUOR”

” Aprile dolce dormire”!

Si apre con questo detto e molti altri un periodo che affonda, con passo non più felpato, il piede dentro la primavera; rinascita, colore e luce, le prime parole che potrebbero rimbalzare in testa già a pronunciare la parola equinozio, il portale che dal buio si incammina verso la luce.

Si apre anche con un sentiment baldanzoso, scherzoso e irriverente ,come l’ usanza del pesce d’ Aprile, che seguendo l’ antico retaggio di una primordiale leggenda, ravvede nel primo giorno il termine della creazione del mondo da parte del Signore.

Sostanzialmente questo mese è il quarto del calendario gregoriano; fin qui, niente da eccepire.

In realtà Aprile è complesso, transitivo e controverso nel nome e nei fatti.

“Nomen omen”; alcuni intravedono la matrice nell’ etrusco ” apro”, a sua volta dal greco ” Afrodite”, dea dell’ amore alla quale era dedicato questo specifico periodo dell’ anno, altri si rifanno al latino ” aprire”, per simulare la stagione in cui la natura si disvela a nuova vita.

Nell’ antico calendario romano era il secondo di dieci mesi e raccoglieva al suo interno tre grandi festività; i Veneralia, i Cerealia in onore di Cerere dea della fertilità della terra e i Floralia, la divinità italica delle piante utili all’ alimentazione.

Controverso pure a seconda dell’ emisfero dove si vive; primavera in quello boreale, autunno in quello australe.

Aprile induce a pensose riflessioni primaverili, la vita che torna a palpitare dopo i rigori invernali con la sua filosofia all’ insegna della vitalità, della speranza e del rinnovamento.

Venere, che osserva insieme a suo figlio Cupido, mentre le Grazie danzano e Mercurio scaccia con il bastone una nuvola carica di pioggia; nel boschetto di aranci fruttati e in fiore, Botticelli ci disegna il regno di Venere, con Humanitas, colei che separa i sensi dai valori spirituali, un’ allegoria alla stagione mite, tenendo presente che gli antichi non rappresentavano mai i mesi invernali e ci adagia le Grazie in un girotondo, pare di invenzione di Lorenzo ( de’Medici).

Aprile induce a vere e proprie endovene di romanticismo…” E’ primavera, svegliatevi bambine, alle Cascine Messere Aprile fa’ il rubacuor e a tarda sera, quante forcine si troveranno sui prati in fior…”.

La cantava Rabagliati, una ” Mattinata fiorentina”; una sorta di movida dell’ Ottocento, nello storico parco fiorentino, polmone verde per eccellenza, dove si passeggiava e si facevano nuove conoscenze, con sottofondo di bucaneve, margherite e tulipani.

Se poi non dovessimo avere destrezza con il romanticismo e dimestichezza con le forcine, potremmo fare appello all’ idea di spengere i termosifoni, programmare le pulizie di primavera, spedire i paltò in lavanderia, ricominciare ad annaffiare i fiori e stilare itinerari per gite fuori porta; come nel caso di Lothie Wilkins, quando con l’ amica Rose, legge sul Times l’ annuncio di una vacanza felice in un castello italiano.

Immediata la fuga, le due donne andranno incontro a un ” Incantevole Aprile” a Portofino che cambierà il corso delle proprie vite.

Aprile e la sua personale primavera diventano magistrali concerti nei boschi o in aperta campagna all’ alba, un cinguettio sincronizzato diretto dalla ” bacchetta” di madre natura; qualora la campagna non fosse a portata di mano, ci sono gli intramontabili violini e violoncelli delle ” Quattro stagioni” che descrivono con l’ allegro, il largo e di nuovo un allegro, il canto, il riposo del pastore e la danza finale.

” Il sole era caldo ma il vento era freddo. Sapete com’è con un giorno di Aprile”. ( R. Frost)

Francesca Valleri