L’URLO DELLA DISOBBEDIENZA

Sarebbe biologicamente e moralmente necessario disobbedire; se tutto fosse accettato con gran plauso del docile consenso la vita rimarrebbe orfana della sua naturale fiamma.

Per sua stessa ammissione e natura l’esistenza abbisogna di una dose di trasgressione, rifuggendo così una certa stabilità: Eva, Prometeo, la Rivoluzione francese, Icaro.

Se Adamo non avesse sfidato apertamente l’ordine , ci godremmo sì indisturbati le delizie dell’ Eden ma che noia!

“Disobbedire”, ovvero contravvenire ad una regola, in contrapposizione a “ordine” quale assenza di rinnovamento; la trasgressione è lo start primordiale, dunque la vita vede l’ origine da uno scarto di norma, così come il “sapere” puro gesto di ribellione, come conseguenza.

L’insubordinazione poi è stata talvolta seguita da una punizione o castigo; Prometeo punito da Zeus per aver ceduto il fuoco.

L’ identità personale si costruisce a colpi di disobbedienza attraverso il pensiero critico, il dubbio e il coraggio; come rovescio della medaglia si potrebbe confondere sul confine tracciato dall’ arroganza, ovvero si mette in discussione una predefinita consuetudine-autorità poiché colui che contravviene all’ ordine si arroga il diritto di provare a oltrepassare la frontiera.

D’ altro canto se così non fosse stato, quel sogno chiamato “cupola “con i suoi cinquantacinque metri di altezza, trentamila tonnellate di peso e cinquantaquattro metri di diametro, una specie di cupola dentro un’ altra senza l’ ausilio di impalcature, non sarebbe stata eretta.

L’ anatomia di un genio, il Brunelleschi e un progetto studiato a fondo con la profonda convinzione di un uomo in un ideale di bellezza puro e ragionato.

” Tutti copiano, il genio crea” ( Picasso); ed è esattamente in questo punto il crinale nel quale si consuma lo scarto fra l’uomo e colui che è destinato a lasciare traccia.

L’ essenza della disobbedienza sovente appare essere stata soppiantata da irresponsabilità: o si obbedisce ciecamente oppure si è anarchici e non si asseconda il buon senso più di quanto non ci si adegui alla fame.

Galileo usò il cannocchiale non per scrutare le navi ma per ficcare il naso in cose proibite; modificando lo status quo, di diritto venne fatto sedere al tavolo dei disobbedienti.

L’ infrangere è una virtù rara, preziosa e coraggiosa, come la definiva Bernard Show, con un limite invalicabile quale mai doverla affermare con la violenza; ” rara e coraggiosa” poiché appannata dal timore, dal conformismo, dall’ indifferenza, per cui per affermare la sua esistenza richiede audacia.

Non si evolve senza conflitto e non è neppure corretto andarlo a cercare con le unghie, piuttosto nel momento in cui si palesa, orientarlo verso lo scopo più nobile, quello costruttivo.

Qualsiasi curva della vita e della storia maturano all’ insegna di un’ inversione di marcia…d’ altronde ” non esiste curva dove non si possa sorpassare”. ( A. Senna)

Francesca Valleri