“L’UTILE IDIOTA”

Non parliamo di un principe e della sua dolcezza e bontà … Myskin, DostoevsKij e “L’idiota”…, piuttosto di un certo filosofo, definito un gran pensatore dell’antichità, colui che come obiettivo aveva la conoscenza “vera” e “disinteressata” della realtà, un signore che ci aveva visto lungo in tema di “scemi del villaggio” a tal punto da fondare una scuola per questi soggetti, giovevoli al mantenimento dello status quo degli equilibri sociali, indispensabili ed essenziali nella convivenza civile; Aristotele.

Dentro ogni villaggio c’è uno scemo, spesso e volentieri tollerato, ben accolto da quasi la totalità, uno senza palle ( assimilabile oggi agli abitanti del villaggio globale), incapace per natura di produrre un pensiero logico-sintattico, con scarsa cultura e materia grigia: lo si riconosce a colpo d’occhio, brontola, borbotta e bofonchia, aizzato da una schiera di vigliacchi che lo usano quale capo espiatorio per i propri fini, strumentalizzato dal cortigiano di turno ( e di corte).

Le sue notizie mai complete, pressappoco orecchiate, corredate da ragionamenti sgangherati assimilabili ai pettegolezzi che si possono udire dal parrucchiere o sotto l’ombrellone.

Una sorta di gossip ” de no’ altri” che gli permette di avere quei quindici minuti di notorietà per sentirsi utile e accettato dalla società.

Un povero cristo dal compito ingrato, quello di farci ridere e sorridere, una sorte di Conte Ugolino dantesco, una serie di esperienze tragiche e una profonda sofferenza.

A tratti costringe a una certa tenerezza del cuore, lui, tronfio e certo della propria “intellighenzia” altro non è che il fessacchiotto della situazione, da una vita banale e da un proliferare di eventi tristi, che sta ai margini, il povero, l’escluso, colui che possiede poco di rilevante.

Sia messo agli atti che il grullo del paese è deficiente di una buona parte di sviluppo di corteccia celebrale, beato della propria ignoranza fino a quando non esce fuori a passeggio nel mondo; lì accadde l’irreparabile, ovvero che non sia in grado di reggere e sostenere lo sguardo ragion per cui sarà sempre un po’ ingobbito e schivo, imbarazzato, goffo, fuori luogo e meritevole, per questo, di una certa dose di pietas romana; ” lo scemo del villaggio è una figura sociale ricorrente…conosciuto per il fatto di esprimere stupidità, scioccheria, dotato di una mente decisamente sempliciotta”.

Ha sdoganato un ruolo sociale a tutti gli effetti, come lo fu illo tempore in epoca bizantina, una forma accettabile di individuo squilibrato.

” Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, e sul primo sono sicuro”. ( A. Einstein)

Al netto della ridicolezza e miseria di tale personaggio, potremmo tentare di rintracciare le cause di tale stupidità.

Un errore di Dio? ( o dei suoi copisti che è più o meno la stessa cosa)

Una carenza di qualcosa ( la teoria di Locke…scarsa capacità di elaborazione e scarsa memoria); una ferita, una cicatrice.

Di certo” lo scemo del villaggio o grullo”, come lo si voglia appellare ha una sua utilità: è un bignami delle caratteristiche e di comportamenti per i quali non abbiamo stima, di fronte a una imbecillità così conclamata, fingere di essere più storditi e tonti ci permette di minimizzare le perdite, ispira le nostre migliori risate.

Secondo la teoria shakesperiana la stupidità serve ad affinare l’intelligenza come traspare dall’ottimismo di Celia e Rosalinda ( ” Come vi piace”).

Veritiero il fatto che, parafrasando Sciascia, sia complesso definire la stupidità e i suoi relativi confini (” Morte dell’Inquisitore”), certamente una certa affinità e parentela fra ignoranza e fanatismo; non è rilegata al giardino della mera comprensione piuttosto all’incapacità di parlare più di una lingua, un’ottusità lapalissiana nei confronti della realtà che non accetta perché non conosce e la detesta a priori.

Il colmo è che sentendosi presuntuosamente intelligente la esibisce come valore, a differenza dell’intelligente che applicando il buon senso, condivide la differenza, dialoga ragionevolmente abbandonando il crinale del fanatismo e partito preso.

Un plauso dunque allo ” Stupidis sexualis”, ovvero quello che con ogni evidenza concentra le proprie facoltà intellettuali e intellettive nell’organo genitale maschile, che si tratti di minchione, pirla o bischero.

Francesca Valleri