LE ” ONDINE” CARE A ODISSEO

Seduttrici per eccellenza, simbolo del desiderio erotico e del pericolo, voce irresistibile e canto che rimane ignoto.

Un enigma che giunge intatto fino a noi.

Omero non lo racconta e la domanda ancora oggi continua a esercitare il suo fascino.

” Vieni, celebre Odisseo, grande gloria degli Achei e ferma la nave perché di noi due possa udire la voce…”.

Per sfuggire a quel richiamo seducente, Ulisse tura le orecchie dei compagni con della cera e poi si fa legare all’ albero maestro, per poter udire la loro melodia senza rimanere imbrogliato nelle loro trame.

Il desiderio di sapere e scoprire, quell’ istinto primordiale di cui parla Dante nel XXVI Canto dell’ Inferno, dove narra le avventure di Ulisse, no Odisseo, che tornato da Itaca sceglie di ripartire alla volta delle Colonne d’ Ercole, per oltrepassare i confini consentiti all’ uomo.

La sfida non è quella di guardarsi le spalle da quelle creature mitologiche bensì da se stesso, costretto a padroneggiare e mettere in dubbio il suo medesimo modo di essere.

Alla base di questa prova il detto greco ” Conosci te stesso”; la tremenda forza delle sirene risiede nella capacità di parlare ad ogni individuo in modo differente, scovando i desideri più reconditi e facendo leva proprio su di essi.

Ad Ulisse, le donne-pesce promettono la celebrazione del suo passato eroico e il sapere di tutte le cose del mondo.

La coda squamata talvolta le precede nelle acque del mare, anticipando l’ arrivo; inquietante l’olio su tela di Sirin i Alkonost dove sono raffigurate con tratti pennuti, probabilmente connesse al meno affascinante mito dell’ Arpia.

Alcuni miti greci le identificano come figlie del dio fluviale Acheloo, altre le vogliono generate da alcune gocce di sangue di questa divinità e del suo corno spezzato; si dice che sanzionate da Afrodite per aver deciso, di loro sponte di allontanarsi dai piaceri carnali, le conseguenze furono le fattezze di pesci e l’ esilio sull’ isola di Antemoessa ( Ischia o Capri).

Fu in questo luogo che Ulisse riuscì ad osteggiare il loro richiamo; rimane un mistero se loro vivessero o meno su quella striscia di terra.

Le sirene risultano create da una mescolanza di miti greci con quelli nordici; le straordinarie Ondine del folklore germanico, hanno, non casualmente, molto in comune con le sirene di Paul Gauguin ” Dans le vagues, ou Ondine”.

Quel che rimane e permane in ogni narrazione è il concetto di che cosa esse richiamino, la doppiezza, una apollinea, l’ altra dionisiaca; sempre libere, indipendenti e gloriose.

Come ogni figura antropologica, la penetrazione simbolica della sirena è stata enorme, reticolare e attualizzata al bisogno; Rita Haywort nel film ” Gilda”, Marilyn Monroe e Jane Russel nella pellicola ” Gli uomini preferiscono le bionde”, ” Una sirena a Manhattan” con Daryl Hannah, la ” Sirenetta” a Copenaghen.

” Angelo o Sirena, cosa importa, se tu- ritmo, luce, profumo, o mia sola Regina!- mi rendi meno ripugnante l’ universo, meno grevi gli istanti?” ( C. Baudelaire)

Francesca Valleri