LACRIME E FRAGOLE

” Le lacrime del mondo sono una quantità costante. Da una parte uno comincia a piangere, da un’ altra parte uno smette. Lo stesso vale per il riso”. ( S. Beckett)

Si piange per un dolore fisico o per una sofferenza emotiva, per la perdita di una persona amata; ci sono lacrime di tristezza ma anche di rabbia e frustrazione e addirittura quelle di gioia, quella straripante impossibile da contenere.

E ci sono lacrime trattenute, mai versate.

Si manifestano dalla nascita, la prima forma, a ben vedere, di comunicazione di ogni neonato; si viene al mondo e si esala un vagito insieme a loro.

Attraverso il pianto, l’ uomo nel suo divenire esprime i propri bisogni primari, quali fame, sete e successivamente esprimerà emozioni, sentimenti assai più complessi e strutturati.

Per Charles Darwin le lacrime emotive erano prive di scopo, per Ippocrate invece, prodotte dal cervello, regolavano il flusso e la concentrazione degli umori; da qui il pianto catartico come liberazione e alleggerimento dell’ anima.

Alle lacrime sono state attribuite elementi di pura sacralità come nel caso delle statue religiose da cui sembrerebbero sgorgare liquidi miracolosi.

Gli antichi pensavano che il dolore sarebbe passato solo quando ne venivano piante tutte, per questo usavano un’ antica boccetta chiamata lacrimatoio, per la raccolta; trascorso un anno, venivano stappate per farle evaporare e insieme a loro, si dice, se ne andasse anche il dolore.

In un anno questa occupazione si trasformava in un rituale e si sà… i rituali sostengono e consolano.

La leggenda racconta che Marte, geloso dell’ amore di Venere per il bellissimo Adone, si sia trasformato in cinghiale e che lo abbia trafitto, con le sue zanne, durante una battuta di caccia.

Venere pianse l’ amato e nel luogo dove caddero le lacrime spuntarono delle bellissime piantine di fragole di bosco, rosse, dalla forma di cuore.

Per secoli gli uomini hanno pensato che sgorgassero dal cuore; l’ Antico Testamento descrive le lacrime come il risultato di quando il materiale del cuore si indebolisce e si trasforma in acqua.

Le lacrime, quando riescono a scorrere, chiedono ” solo” di essere accettate e comprese, quando scendono, quale moto irrefrenabile dell’ animo, con sincerità e amore, creano quella sinfonia perfetta che racconta il personale vissuto e ” pretendono” riconoscimento.

Innescano un legame sociale e di connessione umana ma al tempo stesso, dimostrando la vulnerabilità umana scacciano le migliori intenzioni.

Ci hanno insegnato a non piangere per essere forti, a sorridere per scordare in fretta e frettolosamente, a resistere, sapendo quanto sia faticoso; dunque talvolta meglio fermarsi e attendere che la tempesta passi da sola.

“Voi v’ aspettate di vedermi piangere. Non piango, se pur n’abbia ben ragione; ma questo cuore si frantumerà prima c’hio pianga, in centomila schegge”. ( W. Shakespeare)

Francesca Valleri