” SEI IL MIO…TESSSOOORO!”

C’è chi riteneva che fosse infilmabile, chi diceva che tutto sommato, seppur incompleto, il film animato di Ralph Bakshi fosse già un risultato di tutto rispetto, chi, ovviamente, preannunciava già il flop al botteghino…figuriamoci se lo spettatore medio sarebbe andato al cinema, non una ma ben tre volte, per vedere una storia di elfi e nani!

La trilogia di Peter Jackson è stata uno dei più grandi successi di sempre, contribuendo a riportare in auge , cinema, serie tv, letteratura fantasy ma altrettanto doveroso celebrare coraggio e testardaggine di un regista che mai, prima di allora, si era approcciato ad una produzione così impegnativa e maestosa.

L’ opera è fedele nello spirito a quella di Tolkien, lo è nella sceneggiatura e scenografia, anche a detta dei fan più puri e duri.

Diciassette Oscar e tre miliardi di dollari di incassi hanno consacrato Jackson tra i registi più grandi del cinema contemporaneo.

La trilogia di Peter Jackson è stata uno dei più grandi successi di sempre che ci accompagnano per tutta la vita.

Come un demiurgo, lo scrittore è stato artefice della creazione, la fantasia di Tolkien ha fecondato il regno del possibile, mentre la forma ordinatrice, il cavaliere oscuro, il regista, ha consegnato e impacchettato la storia all’ eternità.

Improvvisamente viaggiamo al fianco di Frodo e Sam, schiacciati dal peso dell’ Anello, sguainiamo la spada contro l’ orco e ad ogni fendente maturiamo l’ idea di far parte del racconto.


Oceani di erba che lasciano il passo al cammino delle forze del bene accompagnate da una colonna sonora più simile a magia che musica, violini e ottoni che ci costringono a saltare giù dal divano per seguire Aragon nel suo viaggio, quello di eroe, sinolo di coraggio e carisma, Re sacro che smarrisce se stesso, necessario punto di partenza per ritrovare il suo individuale ruolo dal volto umano.

Ghiacciai innevati da affrontare, ideali da proteggere dalla fame (a)morale del nemico, figli da piangere, padri da rendere fieri; la fiducia degli uomini prestata alla spada del futuro Re per avere speranza.

Il ” Signore degli Anelli” è un’ opera, per ammissione dello stesso autore, religiosa e cattolica, contenente una riflessione sul potere che rimanda a Platone ( secondo libro della ” Repubblica”, il discorso di Glaucone).

Si potrebbero varcare le soglie di un altro mondo, scoperchiare vasi di Pandora, perdersi nella notte dei tempi; possiamo però fermarci su ciò che rappresenta, ovvero un’ esperienza di vita a tutti gli effetti e chi lo nega mente a se stesso o non è stato capace a debellare il male che si annida nel cuore.

Quella di Tolkien potrebbe , apparentemente sembrare una fiaba che colloca le perizie dell’ eroe tra il punto di equilibrio iniziale, il compromesso e quello finale.

In realtà mostra e racconta il dualismo Male-Bene ad un livello più profondo di quanto potrebbe fare una favola; vivisezionando la natura umana primariamente emerge quanto questa non sia unitaria.

Il male non è solo quello visibile, per intenderci Sauron e il suo esercito ma anche quello così detto invisibile che si cela all’ interno del bene.

In Frodo volontà e senso morale si amalgamano alla perfezione, eppure si troverà spesso sul punto di cedere all’ Anello del potere, di lasciarsi sopraffare dall’ oscurità , di smarrire la strada.

Quel frammento nero e indefinito presente sedimentato anche nell’ anima più bianca, fornisce l’ appiglio morale al Male; il Bene ha dalla sua parte però qualcosa di straordinario, quale l’ amore che prende le sembianze della fratellanza, fede, libertà e dell’ amicizia.

” Attendi il mio arrivo alla prima luce del quinto giorno. All’ alba guarda ad est…il sole sorgerà ancora una volta, così come le forze del bene”.

Francesca Valleri