LA SIMMETRIA: LA VISIONE DI KUBRICK

” Wendy, amore, sono a casa”.

1980… ” Shining”; un’ intera pellicola costruita sulla prospettiva centrale.

La sua attenzione maniacale per la prospettiva e la simmetria si ritrova in molti dei suoi lavori: ” Arancia Meccanica”, ” Full Metal Jacket”, ” 2001 Odissea nello Spazio”.

La disposizione di oggetti e persone è sempre centrata al millimetro , all’ interno della scena, permettendo allo spettatore di concentrarsi e soffermarsi sull’ insieme degli elementi.

Non è un caso che Kubrick, oltre che regista, fosse prima di tutto un fotografo.

In questa occasione ” prende” un romanzo horror di successo ( di Stephen King) e lo reinterpreta nell’ essenza del genere.

Indubbiamente una scelta eccentrica, anticonformista, inusuale per un cinema che in quegli anni si sbizzarriva in composizioni diagonali, a tratti disequilibrate per raccontare e vivacizzare le trame.

La dimensione visiva surclassa la narrazione.

Con questa scelta ( punto di fuga) il regista è in grado di indirizzare l’ attenzione verso i personaggi che occupano il centro dell’ inquadratura.

Un bambino corre , rapido, su un triciclo per i corridoi di un grande albergo di montagna.

Quelle corsie rappresentano uno spazio circoscritto, preciso e ben delineato, che a differenza di incroci o piazze, permette di procedere in un ‘ unica direzione, imponendo allo sguardo di convergere e focalizzarsi in un unico punto.

I corridoi sono invenzioni prospettiche che costringono a “guardare qui” e in quel ” qui”, che rappresenta l’ orizzonte , possiamo incontrare un mercato al termine di una via oppure due gemelle uccise.

La ” Luccicanza” , che da il titolo alla pellicola, altro non è che la capacità di scorgere quello che ai più risulta quasi invisibile e impercettibile; Danny, il piccolo sul triciclo, vede un crimine accaduto, anni prima nell’ albergo.

Rispetto ad altri film dell’ orrore , questo non è il racconto di un luogo infestato da fantasmi.

L’ hotel è una macchina prospettica , un labirinto, un cammino che se percorso nella direzione giusta è disvelatore del segreto; un delitto.

E infatti, Danny, di fronte alle gemelle non fugge , si copre il volto , lasciando scoperto solo un occhio come per dire so che non esistete e quindi non ho motivo di scappare , io non sono in pericolo, lo sono solo i miei pensieri.

Ed è proprio durante questa scena che si trasforma il concetto di orizzonte, tutte le immagini confluiscono sul triciclo, tutte le pareti convergono al centro come nel cenacolo di Leonardo e quel piccolo mezzo a tre ruote, spostandosi, trasforma la prospettiva in un flusso ottico.

Così Kubrick si posizione all’ altezza di Danny, di modo che l’ occhio dello spettatore coincida esattamente con quello del bambino , che guarda appunto con un occhio solo.

Proprio quello sguardo ” monco” solleva una riflessione: la prospettiva che era stata inventata secoli prima per ” creare realtà” , può finire, per troppa simmetria con risultare irreale.

Il nostro sguardo si è evoluto non per osservare spazi architettonici ma per misurare la profondità di un campo aperto.

Con la costruzione dei corridoi è stato riprodotto il meccanismo del nostro occhio: si può affermare che queste corsie siano l’ antecedente della realtà virtuale e dei videogiochi.

Forse è per questo che al centro viene messo o il Gesù Cristo o le gemelline di Shining: la prospettiva ipnotizza lo sguardo.

A questo punto è chiaro che le immagini oltre a rappresentare e a raccontare qualcosa si rivelano degli strumenti.

” Mettere qualcosa al centro non è solo esclusivamente una questione simbolica ma coinvolge aspetti pratici: il luogo e la modalità con la quale un’ immagine viene esposta e raccontata”.

E’ quel ” come funziona” che premeva a Leonardo e a Kubrick.

Francesca Valleri