FERRARI : LA ROSSA SENZA TEMPO

Segni particolari: rossa fiammante e un cavallino nero rampante su fondo giallo canarino.

Questo simbolo inconfondibile trova origine nell’ aviazione ,dipinto sulla carlinga dell’ aereo del maggiore Francesco Baracca, vincitore di trentaquattro duelli contro gli austro-ungarici.

Quando nel’ 23 Enzo Ferrari vinse una corsa a Ravenna ebbe l’ occasione di conoscere i genitori di Baracca e fu proprio la madre, Paolina, a dirgli: ” Metta sulle sue macchine il cavallino rampante del mio figliolo. Le porterà fortuna”.

Enzo Anselmo Ferrari , un nome al quale non occorrono presentazioni che indossava sempre occhiali da sole con lenti scure perché “non voglio dare agli altri la sensazione di come sono fatto dentro” e che avrebbe desiderato essere ricordato nel silenzio.

Il nome Ferrari, da Modena ai circuiti automobilistici mondiali, è accostato da sempre alle parole velocità e prestigio; è stato in grado di costruire automobili riconoscibili da chiunque.

Personaggio immenso, un uomo a tratti incompreso, fondatore di quello che è oggi il brand più famoso in tutto il mondo e che può vantare la partecipazione continua a tutte le settanta edizioni del campionato mondiale di Formula 1.

E’ stato un imprenditore come pochi altri al mondo da un lato generoso emerso in più occasioni , soprattutto quando si è trattato di aiutare non solo i suoi dipendenti ma anche le persone più vicine sostenendo personalmente le cure mediche dei propri collaboratori , nel caso questi non avessero potuto permetterselo.

” Nella vita si paga tutto”.

Spesso i dipendenti sentivano Ferrari pronunciare queste parole e forse il riferimento era rivolto alla scomparsa per distrofia muscolare del figlio Dino, all’ età di ventiquattro anni.

Nel ’17 fu arruolato nell’ esercito e quando si presentò ai suoi superiori come esperto meccanico non fu creduto e gli fu affidato il compito di ferrare i muli.

Mentre la sua popolarità cresceva, Enzo dovette affrontare tragedie familiari, un figlio gravemente malato, una relazione extra coniugale, le accuse di strage che avrebbero potuto affossare un mito per sempre.

Quando rimasero coinvolte e uccise una quindicina di persone la stampa si accanì senza ritegno affermando che le Ferrari provocavano carneficine.

Convinto della sua innocenza non perse mai l’ ottimismo che lo aveva sempre contraddistinto e una volta provata la sua innocenza fu scagionato.

L’ ambizione di Enzo era quella di vincere e non consentì a nessuno di mettergli i bastoni fra le ruote.

Fermamente certo che l’ unica cosa che contasse in un automobile da strada o da corsa fosse il motore e che il telaio fosse solo un pezzo di metallo che doveva tenere insieme le ruote e fornire un abitacolo al pilota.

L’ undici maggio del quarantasette la Tipo 125 esordì in gara al circuito di Piacenza guidata dal pilota Franco Cortese: Ferrari voleva constatare le prestazioni della sua rivoluzionaria vettura da competizione , la prima a portare il suo nome.

Spettatori, fotografi, giornalisti erano allineati sul ciglio della strada per ammirare il nuovo bolide uscito dagli stabilimenti di Maranello, presenti anche alcuni progettisti ma incredibilmente Enzo non presenziò all’ evento.

Da quel giorno non avrebbe mai assisto a corse automobilistiche cui partecipavano le sue vetture, non amava la folla e preferiva evitare di essere assediato da una miriade di persone che lo avrebbero subissato di domande.

Era solito affermare però che non partecipava agli eventi perché era insicuro del suo naso; lo considerava troppo grosso!

Nessuno saprà se questa sia la verità o meno ma la sua tendenza a rimanere nell’ ombra contribuì ad alimentare il mito di un uomo che aveva realizzato macchine da corse uniche nel suo genere.

La nascita della Tipo 125 segnò l’ inizio di un impero e la leggenda di un cavallino rampante inarrestabile.

Determinato a lanciare sui circuiti di gara automobili in grado di raggiungere velocità senza precedenti ,si avvalse della collaborazione di ingegneri fra i più quotati d’ Europa e volle alla guida delle sue automobili solo i migliori fuoriclasse del volante.

Ferrari adorava Gilles, si dice che gli ricordasse il suo preferito, Tazio Nuvolari; erano entrambi veloci, spettacolari, entusiasmanti, appassionati e appassionanti.

Si dice che fra di loro parlassero francese a dimostrazione del rispetto che Enzo nutriva per il pilota franco -canadese, un feeling speciale il loro interrotto l’ otto maggio dell’ 82 nel tragico incidente di Zolder e dove Enzo sigillò il suo ricordo con il celebre ” Io gli volevo bene”.

Villeneuve incarnava genio e sregolatezza.

Dal ‘ 47 all’ 88 , anni della sua conduzione, la Ferrari ha riportato in tutto il mondo oltre cinquemila vittorie conquistando più di venticinque titoli mondiali.

Tale la sua riservatezza fino all’ ultimo dei suoi giorni; il comunicato stampa della sua scomparsa fu dato sette ore dopo i suoi funerali che si svolsero alla presenza di solo sei persone.

Un uomo che ha osato e sfidato.

” Date ad un bambino un foglio bianco e chiedetegli di disegnare un automobile, sicuramente la farà rossa”. (E. Ferrari)

Francesca Valleri