LA MELA CINESE
” Se la famiglia fosse un frutto, sarebbe un’arancia, un cerchio di sezioni tenute insieme ma separabili, con ciascun segmento distinto”. (L. Cotty Pogrebin)
Bomba naturale di vitamina C dalla madre ignota; alcuni fanno risalire le origini alla Cina, (” la mela cinese”), altri le assicurano la terra natia in Portogallo, dunque una genesi portuale che giunge fino a Napoli tramite le imbarcazioni che attraccavano al porto.
Di certo una buccia evidentemente robusta che sovverte un vecchio detto in nome di ” un’apparenza che rivela la sostanza”, per cui per Sciascia non ” occorre sbucciarla per sapere che è marcia”.
E’ sufficiente, al poeta francese Prévert un pugno di righe per trasformarla in un rimedio d’amore e raccontare una storia di sentimento in una sorta di carpe diem; come in una scena cinematografica l’arancia poggiata su un tavolo si sbuccia come una donna si spoglia ” Un’arancia sulla tavola, il tuo vestito sul tappeto e nel mio letto tu…”.
Alicante, il mare, le tende che svolazzano al vento e quel frutto esotico che si connette al filo sottile dell’erotismo.
Nell’epoca dell’immediatezza e della modernità, fosse ancora il vita Munari (designer) avrebbe affermato che questo frutto tondeggiante ha in dote il packaging ideale, ” l’esterno che protegge l’interno dal colore accattivante…”; un oggetto quasi perfetto dove si riscontra l’assoluta coerenza fra forma, consumo e funzione.
La sua visione gli ha permesso di trattare per la prima volta la mela cinese come se fosse una creazione, un oggetto di design descrivendolo anche con la terminologia che ne conviene al mondo dell’artificio con un risultato grossomodo così: ” L’oggetto è costituito da una serie di contenitori modulati a forma di spicchio, disposti circolarmente attorno all’asse centrale verticale…l’insieme è raccolto in un imballaggio ben caratterizzato sia come materia che come colore…”.
Dalle città portuali, al rimedio d’amore, dal mito di Eracle fino alla leggenda che l’ha consacrata, con il suo fiore, la Zagara, la regina matrimoniale.
Si racconta che un giorno lontano, un re spagnolo ricevette in dono da parte di una deliziosa fanciulla un albero di arancio che trovò sede nel suo giardino.
Durante una visita ufficiale, un ambasciatore chiese in regalo un ramoscello.
Di fronte al secco rifiuto regale, per una manciata di monete, quale ricompensa, un giardiniere di nascosto tagliò una frasca; quei denari ricevuti servirono per le nozze della figlia che in segno di gratitudine decise di adornarsi i capelli con un fuscello di fiori di arancio.
Dante, nel diciassettesimo canto del Paradiso , scopre dalla bocca di Cacciaguida il suo destino di esule e lo paragona proprio ad un agrume ” agro e dolce, la buccia che suda cera…nella storia dell’agrume c’è la dolcezza e la sciagura dell’uomo”.
All’arancia, in sorte di default pure la responsabilità di scegliere marito; secondo il mito di Atlanta, la giovane atleta deciso che avrebbe sposato colui che fosse riuscito a sconfiggerla nella corsa.
E così che Ippome per distrarla gettò a terra tre frutti e la ragazza nel fermarsi ad ammirare lo splendore delle mele cinesi perse, rovinosamente la gara.
Limone, cedro, bergamotto, arancia e mandarino rappresentano il ” giardino del Mediterraneo”, la culla della civiltà e probabilmente per questo che gli agrumi si possono solo ” rubare”, ovvero strappare dall’albero; lo stesso Eracle per raggiungere l’immortalità, li porta via agli dei.
Si dice arancia e la mente corre alla terra di Sicilia, paesaggio dal quale traspare un’identità naturale fatta di cure e amore e che sortisce l’effetto di un “bel” quadro come quello di Matisse, l’artista pazzo d’amore per questi frutti acquosi e zuccherini o Cézanne, Guttuso, Botero, Casorati caduti tutti nella trappola di questa sfera arancione, fino a Botticelli con la sua immensa ” La Primavera”; un aranceto carico di frutti, nonostante la stagione ma simbolo della famiglia dei Medici e rappresentazione iconica del matrimonio, in questa occasione le nozze di Lorenzo e Pierfrancesco.
Ai tempi di oggi sta trasformandosi nel termometro d’amore delle coppie moderne; se il proprio partner è disposto a sbucciarla senza che gli sia stato chiesto dimostra sentimento e preoccupazione per il benessere dell’altro!