“ATTENTI AL LUPO”

Povera bestia…dai suoi albori non ha mai goduto di una buona nomea, ne ha buscate a destra e a manca fino a Cappuccetto Rosso, passando per i Sette capretti dei fratelli Grimm, personificazione del male e di tutto ciò che è cattivo, essere spaventoso in grado perfino di mangiare una persona intera!

“…il lupo spalancò la porta, andò al letto della nonna e la ingoiò. Poi si mise le sue vesti e la cuffia, si coricò nel letto e tirò le coperte”.

Se lo spaventapasseri il dissuasore di corvi e passerotti, il lupo lo spauracchio dei bambini…d’altronde, parafrasando Hitchcock, ciò che non è noto, sovente terrorizza, a tratti destabilizza: ” La paura non è così difficile da capire. Dopo tutto siamo stati tutti spaventati da bambini? Nulla è cambiato da quando Cappuccetto Rosso ha affrontato il lupo cattivo. Ciò che ci spaventa oggi è esattamente la stessa cosa che ci spaventava ieri. E’ solo un lupo diverso”.

Come parente stretto riporta il coyote, lo sciacallo, il cane domestico; adattabile, sociale, vive in gruppi familiari chiamati branchi ma nonostante questo è l’animale più incompreso, frainteso e perseguitato.

La pessima fama la conquista nel Medioevo; una crisi ambientale lo obbligò ad avvicinarsi ai centri abitati e da qui a costruire il ” mostro”, il passo è stato breve.

Ad agevolare questa deriva furono anche le sue personali caratteristiche fisiche.

Si pensava che non chinasse mai il capo, non solo come assenza di umiltà ma perché la credenza aveva portato a ritenere che il collo del lupo fosse rigido, sostenuto da una sola vertebra; con il cristianesimo fu condannata la sua voracità, quindi la bestia che attaccava il gregge.

Piega decisamente diversa per i romani; forte, agile e scattante, incarna l’orgoglio di Caput Mundi, la lupa con Romolo e Remo, una via dedicata ( Via della Lupa) e fierezza di una maglia rossa e gialla.

Luce ancestrale per le tradizioni nordiche, la bestia che ” vede” la notte, al buio i suoi occhi due fanali luminosissimi ; un totem per gli indiani d’ America, simbolo del potere, dall’aspetto feroce ma compagno fedele e protettore della famiglia, venerato come una guida.

Si narra che un tempo lontano, sulla terra degli spiriti, quello della Luna dalle ali argentate e del Lupo maestoso, vivessero innamorati e felici fino a quando lo spirito della Notte, dalla fattezze di un corvo, invaghito di lei, convinse l’ animale a scendere sulla terra per raccogliere i fiori preferiti dell’amata, le rose; non fu però avvisato del fatto che una volta sceso non fosse più possibile far ritorno.

E così, lontano dal suo amore, ad ogni luna piena le ulula tutto il suo sentimento.

Il lupo ha percorso a braccetto con l’uomo un lungo cammino fino ad approdare nei nostri proverbi, tirato in causa per ogni occasione, fino a imbattersi in ” una casetta piccola così con tante finestrelle colorate e una donnina piccola…”; testo atemporale e minuzioso di Lucio Dalla, vero inno al coraggio per affrontare le sfide ma che in realtà non riabilita la nomea della povera bestiola.

Medesima prospettiva per ” Pierino e il lupo”, dove Prokof’ev affida la descrizione caratteriale dei personaggi agli strumenti musicali, per cui al gatto il clarinetto, all’anatra l’ oboe, al lupo i tre corni; si racconta, tanto per non modificare il trend, di un bambino che, con l’aiuto di un uccellino e altri amici animali, riesce a catturare un terribile lupo.

Trascorre tutta la sua esistenza con un solo partner, è monogamo, galante, non inganna e quando viene ucciso guarda diritto negli occhi il suo assassino fino a quando la sua anima non lo abbandona, l’unico animale che non obbedisce all’addestramento, tant’è che non lo vedremo mai in un circo; in caso di morte del compagno, quello che rimane in vita piange per non meno di tre mesi.

Lo chiamano il “figlio giusto” poiché l’unica bestia in grado di amare i propri genitori; questi, quando per vecchiaia non riescono più a tenere il passo per la caccia nel branco, rimangono nella tana mentre i “figli” portano il cibo.

Il lupo sarà sempre “cattivo se ascolteremo solo Cappuccetto Rosso”, altrettanto vero e naturale che per qualcuno ci sarà sempre un lupo cattivo da “incolpare”… è il pericoloso uso e conseguenza della dicotomia che differenzia in maniera netta la persona buona da quella cattiva; d’ altro canto essere la bestia cattiva nella storia di qualcuno, ci ha resi bestie buone nella nostra.

Francesca Valleri