la mecca dell’enogastronomia: enoteca pinchiorri

Al civico 87, in Via Ghibellina a Firenze, possiamo incontrare la prima donna chef ad aver conquistato in Italia tre stelle Michelin e quarta al mondo: Annie Feolde. Nizzarda di nascita e fiorentina di adozione, conosce Giorgio Pinchiorri a fine anni sessanta. Dal loro incontro nasce una delle unioni meglio riuscite nel panorama dell’ enogastronomia mondiale; l’Enoteca Pinchiorri.

Enoteca Pinchiorri

Ripercorrere la storia di questo luogo è come un pellegrinaggio. Non solo per i protagonisti e gli eventi che si sono susseguiti ma anche per la capacità e l intuito di una donna che ha saputo riconoscere e distinguere, tra le mode passeggere, gli ingredienti giusti per rinnovarsi e restare sempre al passo con i tempi.

Annie e Giorgio vivono nell’eccellenza. Restano imperterriti da oltre trent’anni ai vertici mondiali, con una delle cantine più importanti del pianeta e meravigliosamente unica.

Per un appassionato di gourmet poter cenare in questa cattedrale del buongusto è come per un violinista suonare uno Stradivari.

Una storia famosa quella dell’enoteca, legata a doppio filo a quella di Giorgio e Annie. I due sono una squadra nel lavoro e compagni nella vita. L’unione di due anime e delle loro rispettive passioni, una per il vino e l’altra per la cucina.

Varcando la porta di ingresso, ci accoglie un luogo sospeso nel tempo, in cui ogni gesto è familiare ma misurato, ogni dettaglio curato e sapientemente studiato, sempre appagante, sempre delicato.

ingresso enoteca Pinchiorri

Descrivere la cucina dell’ Enoteca Pinchiorri ” paradossalmente” non è difficile: la massima semplicità nell’ eccellenza.

Pietanze impresse di sfumature, tonalità di gusto, pennellate al palato. Il tutto nel rispetto delle materie prime selezionate con maniacale cura ed attenzione.

piatto Pinchiorri

Ma parlare dell’ enoteca è anche e sopratutto parlare di vino.

Non si può dire con assoluta certezza essere la migliore, ma indubbiamente una delle cantine più importanti al mondo. Vanta di oltre centomila bottiglie e quasi cinquemila etichette e di alcune di queste ne detiene l’ esclusiva mondiale.

Una ” collezione” di valore diventata ormai incalcolabile.

cantina Pinchiorri

Il caveau contiene chicche come la bottiglia numero uno del Sassicaia e riserve eccellenti di Tignanello. Magnum dai formati doppi, imperiali, come il Mathuzalem e fra gli inestimabili il Richebourg di Henry Jayer, uno dei superlativi cru di Borgogna del ’78, insieme ad un Chateu Lafite bianco del’ 59. Quest’ultimo, al di là dell’ annata, diventa ricercato perchè prodotto, il bianco, solo in determinati periodi ed anni.

Quella dell’ Enoteca Pinchiorri è stata una scommessa vinta grazie alla lungimiranza dello spirito pionieristico di Giorgio.

Negli anni settanta il vino, come lo conosciamo noi oggi, non esisteva ed i nomi che facevano qualità, e che si conoscevano all’ estero, si contavano sulle dita di una mano.

” Re” Giorgio incominciò a proporre una serie di degustazioni di altissimo livello, anticipando di un ventennio la trasformazione del vino da prodotto alimentare ad oggetto di culto edonistico.

Francesca Valleri