“LA CASA DEL PETTEGOLEZZO”

” I fatti miei mi annoiano sempre a morte; preferisco quelli degli altri”. (O. Wilde)

Il giudizio sociale cristallizzato in questo termine non è dei migliori, così come la sua origine etimologica e possiede un’ “intelligenza” sarcastica al pari di quella di un peto.

Pettegolezzo da ” peto”.

Potrebbe essere assimilabile all’aerofagia mentale da parte di individui di ristretta capacità pensante, talvolta per invidia non avendo niente di meglio da mangiare e da digerire.

Secondo Primo Levi ” è una forza della natura umana. Chi ha obbedito alla natura trasmettendo un pettegolezzo prova il sollievo esplosivo che accompagna il soddisfacimento di un bisogno umano”.

Non si concedano solo giudizi (così come sul peto) recisi e seri; il pettegolezzo è un elemento imprescindibile per il gruppo che potrebbe aprire un confronto pure sulla complessità degli equilibri sociali, anche quale via di conoscenza.

Se Socrate appare l’emblema della ciarla, Dante di quella letteraria; la sua ” Divina” rappresenta la più grande mistificazione della verità a braccetto con la vendetta e la rivincita nei confronti dei suoi nemici.

Cesare Pavese raccomandava agli amici di non spettegolare sul ( suo) suicidio; probabilmente prima di compiere quel gesto gli era balenato nella testa che il suo scritto potesse contenere una filosofia della ciarla e che “filosofica” risultasse la scelta di togliersi la vita.

” Non più parole, un gesto, non scrivo più il mestiere di vivere”.

In Via Cavour, al civico 13, a Firenze, nell’antica residenza appartenuta alla famiglia Medici furono eseguiti lavori di manutenzione e ripristino della facciata; nonostante fosse stata portata a termine con cura certosina e attenzione minuziosa, la ” Casa del pettegolezzo” fu oggetto di critiche feroci e commenti sgradevoli…”uno zoccolo antiestetico, un cornicione poco sporgente”.

Biglietti oltraggiosi che puntualmente venivano lasciati sul portone; ” Si metta a sedere” ( riferito allo zoccolo), “si metta il cappello” ( il cornicione).

Provato da critiche sterili, il proprietario fece apporre sopra la porta di ingresso, una targa in bronzo: ” Ad Votum” lasciando intendere che gli interventi fino a quel momento eseguiti, fossero assolutamente di suo gradimento!

Si dice che chi possiede pensieri ” indolori”, quelli che non nascono dal dolore e gode di ottima salute non si perda in ciarle, al contrario per dirla alla Proust, si dice che siano i pensieri ” dolorosi” a far diventare pettegoli.

La conversazione benevola non piace più a nessuno, ammorba ed è superficiale.

Il cicaleccio prevede sempre una certa reversibilità dei ruoli e chi non conosce il linguaggio raramente pesa le parole e riesce a essere obnubilante con il proprio sproloquio.

” Il pettegolo di oggi è l’oggetto del racconto di domani”.

Francesca Valleri