L’ ORIGAMI: LA FAVOLA DI CARTA
Ognuno di noi da bambino, almeno una volta, ha realizzato un cappellino di carta piuttosto che un aereoplanino o una barchetta e ognuno di noi inconsapevolmente ha mosso i primi passi nell’ arte degli origami.
Rane, fiori, cani, gru ; l’ arte della piegatura , gli elaborati disegni e la bellezza della ” Washi”, la carta con la quale si animano queste forme.
Un duo inseparabile: ” Oru” ( piegare) a braccetto con ” Kami” ( carta) sono in grado di tratteggiare e delineare tutta l’ arte del Sol Levante anche se in realtà questa definizione è riduttiva per rappresentare nella totalità il significato vero e proprio.
” Kami” ha l’ identica pronuncia del termine divinità e ricopre il significato di ” superiore” , come un prodotto ricavato dalla terra stessa; la carta di riso è dolcissima nel farsi piegare senza rompersi, permette di passare da un banale foglio a forme complesse con il risultato finale di un oggetto dotato di vita propria, come se l’ energia impressa con le mani per piegarla si fosse trasformata in un qualcosa di tangibile e magico.
I giapponesi attratti dal “miracolo “delle pieghe che donavano bellezza e partorivano una nuova vita , le utilizzavano per scopi religiosi; nei templi scintoisti ,per testimoniare la presenza degli dei, strisce di carta bianca a forma di zig-zag mentre nei templi buddisti origami in forma di grappoli di gru.
Piegare non è un lavoro di abilità piuttosto un ‘ occasione per meditare e per dare prova della propria forza interiore, per ascoltare.
Parlare di origami significa prendere in considerazione le mille e più sfaccettature e applicazioni di questa abilità solo superficialmente associata al gioco dei bambini.
Queste apparenti pieghe altro non sono che le pieghe della vita e le pieghe della verità che celano i principi di geometria.
Ciascun origami è una storia su carta ed è legata all’ intima accettazione e mutazione; come il foglio si plasma e si modella così l’ essere umano ha la possibilità di modellarsi per fluttuare negli eventi della vita.
Il risultato finale deve essere il racconto unito al dono di un ‘ emozione.
I contributi a questa arte giungono perfino dalla Bauhaus dove la tecnica della piegatura è stata inserita nella scuola di design , dalla cinematografia con ” Blade Runner” dove gli origami ( la gallina e l’ unicorno) sono utilizzati da Gaff come messaggi quasi subliminali e dalla moda con Roberto Capucci che nel 1985 presentò la prima gonna in taffettà plissettata.
Frequenti le applicazioni nella vita quotidiana.
Gli airbag delle auto derivano da un’ applicazione degli origami mettendo in pratica l’ idea di piegare nel minimo spazio una data superficie in modo che si espanda con il minimo sforzo; la medicina ha contribuito progettando i moderni stent che trovano applicazione negli interventi cardio vascolari.
Il popolo del Sol Levante , da sempre legato alla simbologia, ha sfruttato fra le migliaia di creazioni a disposizione, i disegni da un significato ben preciso; la rana, popolare fra i bambini, per la sua caratteristica di poter saltare se pizzicata sulla coda.
Il termine stesso Kaeru ( rana) possiede la medesima matrice del verbo ” tornare” e solitamente ne viene fatto dono a chi parte per un viaggio o a chi desidera rivedere presto una persona.
La gru è spesso offerta nei templi e può rappresentare l’ augurio di una pronta guarigione; secondo un antico mito chi sarà in grado di piegarne potrà realizzare un desiderio.
Proprio legato a questo animale , la storia più commuovente sugli origami riguarda una bambina colpita dalle radiazioni della bomba atomica di Hiroshima: Sadako Susaki.
Il suo stato di salute peggiorava ma lei iniziò a piegare un numero considerevole di gru perché sperava che portare a compimento l’ opera l’ aiutasse a farla guarire.
Purtroppo non avvenne il miracolo ma questa pratica servì a donarle coraggio e speranza; un monumento in suo ricordo recita ” …io scriverò pace sulle vostre ali e voi volerete in tutto il mondo “.
L’ abilità degli origami prevede esclusivamente la piegatura della carta a mano, bandito l’ utilizzo di qualsiasi strumento atto al taglio, esclude la possibilità di colorarli, la resa cromatica è affidata esclusivamente alle nuance abbinate fra loro ed è vietato l’ incollaggio prevedendo solo incastri con più parti.
L’ origami è un’ arte in divenire in cui ogni piega assurge ad un ruolo preciso e puntuale, inevitabile per il raggiungimento finale e dietro la sua apparente bizzarria si cela anche l’ accettazione anche della morte come parte di un tutto.
Niente va perduto.
E’ un attimo riaprire il foglio e far ricominciare il ciclo vitale di trasformazione, non c’è fine, è pura magia e vita… ogni istante è diverso da quello passato e da quello successivo; la figura di carta ottenuta altro non è che la rappresentazione dell’ esistenza su una tela leggera, inconsistente, mutevole.
Lo stesso foglio può essere un cane o una rana… la forma definitiva solo quando la figura diventa regalo.
“Gli origami sono complessi nella loro esecuzione e fragili perché realizzati con materiale delicato, un po’ come la vita , un po’ come una relazione che ha necessità di un suo proprio personale equilibrio per funzionare ed essere stupenda.”
Francesca Valleri