Come per ogni grande vino e salta alla mente il Bordeaux e la Borgogna, anche quella del Brunello è una storia affascinante, avvincente che meriterebbe sempre di essere raccontata per comprenderne l’ unicità.

Una storia antica che passa dall’ influenza politica, culturale e religiosa di un borgo crocevia delle antiche arterie del traffico e dei commerci.

Tutto prende vita da una strada ; non era un paese ” isolato” come ne abbiamo memoria oggi, bensì ubicato su uno dei tragitti e percorsi più importanti del Medioevo, la Francigena, erede dell’ antica Cassia.

Qui sono passati nomi rilevanti, mercanti, pellegrini, papi che si recavano all’ incoronazione…milioni di persone che mangiavano ma soprattutto bevevano!

E’ per questi visitatori che sono nati vini considerevoli, prima il Moscadello, poi il Brunello con sangiovese autoctono.

Una Montalcino contesa e assediata nei secoli dalla Siena ghibellina e dalla guelfa Firenze, dal papa e dagli imperatori spagnoli e francesi, ultimo baluardo di libertà italiana grazie alla posizione strategica donatale dalla natura che ne ha fatto un tentativo ( ben riuscito) da sempre; un territorio vocato all’ agricoltura di qualità dove anche Slow Food ha mosso i primi passi e dove oggi il sangiovese raggiunge la sua massima espressione.

Una piramide nel cuore della Toscana che guarda dalla Val d’ Orcia fino al mar Tirreno, battuta dal vento che ha contribuito a creare un clima perfetto per questi tesori vinicoli.

Una Montalcino amata dal Foscolo e dal Carducci, da Fellini e Zeffirelli, composta da una borghesia ” illuminata”; è della fine dell’ Ottocento la medaglia d’ argento, donata alla famiglia Barbi, dal Ministero dell’ Agricoltura , il primo premio dell’ Italia unita.

” Il Brunello è benzina, il Brunello è il motore del mondo”.

Questo lo slogan coniato da Filippo Tommaso Marinetti per la prima mostra mercato per corrispondenza di un vino importante alla quale parteciparono dieci aziende.

La tempesta perfetta all’ apertura dell’ autostrada del Sole; muore la via Francigena e in un batter d’ occhio si perde la quasi totalità delle aziende ma non muoiono quelle teste illuminate, l’ intraprendenza e la voglia di riscatto di un territorio che custodisce l’ oro.

Prende vita il Consorzio e si inventa di sana pianta la ” Doc Rosso” di Montalcino; le eccedenze potranno essere vendute dopo un anno con questa denominazione, ricavando così liquidità e creando l’ incremento di prezzo.

Montalcino ha sofferto ma si è ripresa in un modo che nessuno poteva prevedere.

Ad oggi il Brunello è in gran salute e a testimonianza la nascita di un percorso suggestivo ed emozionale all’ interno del complesso monumentale dell’ ex Convento di Sant’ Agostino.

L’ oro di Montalcino testimonia non solo l’ esperienza del vino ma dona linfa nuova ad un messaggio antico: una chiesa millenaria con caratteristiche di semplicità e intimità, un luogo di astrazione pura dal mondo.

Il tempio è l’ espressione di vedere il ” tutto” da una nuova prospettiva; il percorso inizia dal chiostro, con un drone che abbraccia tutto il paesaggio , dall’ alba fino al tramonto, creando un ponte per una visita reale, un percorso intuitivo che ha lo scopo di valorizzare il valore umano di tutta la comunità che da voce al Brunello.

Un ‘ operazione che intende comunicare, far conoscere e sperimentare anche l’ insieme delle potenzialità espresse da uno dei territori che per vocazione vinicola e fascino iconico delle linee del paesaggio risulta un fuoriclasse anche a livello mondiale.

Il vino è l’ espressione della cultura dell’ uomo.

Francesca Valleri