” IMPRESSIONI DI SETTEMBRE”

E poi così, senza alcun preavviso, con un Agosto che sembra durato due giorni, sopraggiunge ” Lui”, Settembre, a ricordare con una vocina neppure troppo flebile, un miliardo di cose rimandate, allora, quando il tutto assomigliava ancora a un futuro lontanissimo.

Possiede un incedere lento e garbato, con gentilezza si ripopolano città e uffici, con delicatezza fa volgere lo sguardo verso la ripresa di una ” normale” quotidianità gettando una lieve manciata di polvere sugli ultimi ricordi di spiagge, tramonti e sentieri di montagna.

E’ l’ incipit della ripartenza, dai sentimenti contrastanti e come tutte le situazioni che iniziano non si sa mai cosa potrà accadere; certamente porta in dote un abbrivo significativo, profuma di possibilità e scelte coraggiose, dopo un periodo di pausa, si palesa come un seme delicato che ha sostato il tempo necessario nel terreno umido, pronto adesso a germogliare.

” …ma intanto il sole tra la nebbia filtra già, il giorno come sempre sarà”. ( Premiata Forneria Marconi)

Le ” Impressioni di Settembre” sono un vero e proprio stato d’ animo, la luce del primo mese autunnale ha in sé quell’ inevitabile strascico melanconico, “…quante gocce di rugiada intorno a me, cerco il sole ma non c’è”. ( PFM)

Una canzone sulla speranza, dal testo ” bello” perché l’ ha scritto Mogol ed è ” bello” perché lui uscendo di casa ha raccontato quello che ha visto la mattina.

E’ talmente realistico perché, come sa fare Giulio Rapetti, il brano fissa un’ istantanea attimo per attimo e dunque la rugiada era vera, il cavallo era vero e tutto ciò, unito al suono, ha creato la suggestione.

Alcuni, interpretandola, hanno riscontrato in settembre il felpato passo del declino, altri la metafora del cambiamento, un vero e proprio inizio di un anno nuovo.

E questa rappresenta l’ interpretazione e la visione sarda!

Settembre in sardo si dice ” Cabudanni” o ” Cabudanne” dal latino ” Caput anni”, quindi l’ avvio, proprio come molti dei calendari di derivazione agricola legati al ciclo dei lavori nei campi che iniziava in questo mese.

I francesi lo chiamano ” rentrée” , quando si rientra, inaugurando così una nuova fase.

E’ il mese dell’ equinozio, durante il quale il Sole sorge precisamente ad Est e tramonta precisamente ad Ovest, la lunghezza del dì eguaglia quella della notte, luce e tenebre sono in perfetto equilibrio.

Insomma non esiste neppure una precisa ragione astronomica per iniziare l’ anno il primo Gennaio; la terra è una sfera leggermente schiacciata ai poli che ruota intorno al sole e in teoria per iniziare il conto dei 365 giorni bisognerebbe partire dal giorno successivo a quello più breve.

Fu Giulio Cesare, che per tagliare la testa al toro decise di dare lo start ufficiale in quella data, dedicata a Giano, il dio del Tempo, nonché il periodo in cui i consoli entravano in carica.

Accettiamo dunque Settembre in versione cambiamento e lo diceva bene Pavese ” …non c’è cosa più amara che l’ alba di un giorno in cui nulla accadrà…” oppure appelliamoci all’ antica preghiera dei greci: ” padre Zeus, mandaci il miracolo di un cambiamento”.

Settembre possiede l’ alba e il tramonto, a seconda della prospettiva dalla quale è osservato, una specie di vero e proprio controsenso, paragonabile ad un ossimoro della natura per dirlo alla Battiato ” Trovare l’ alba dentro l’ imbrunire” , un avvio portatore di luce e dall’ altro l’ imbrunire, portatore di una fine ma entrambi in armonia fra di loro, due aspetti che si susseguono costantemente da e per sempre.

Settembre è uno spazio indeciso, paragonabile ad una nuova occasione, si cambia la pelle, si stilano buoni propositi, nuovi entusiasmi, un lungo respiro, una rigenerata partenza, un cambio di armadio con ancora negli occhi la luce frizzantina delle vacanze estive, delle giornate lunghe, delle leggerezza.

“Amava l’ adrenalina e la bellezza dei nuovi inizi, la curiosità per le cose ignote”. ( ” Un cuore d’ altri tempi”)

Francesca Valleri