IL COLORE CHE NON ESISTE

Benché abbia una data di nascita certa, 1859 e un padre biologico riconosciuto, il chimico Francois Emmanuel Verguin, il colore magenta non esiste.

Detta così, uno struggimento per Gauguin che lo ha letteralmente spalmato in tutte le sue tonalità nel ” Ritratto di Marie Lagadu Darrien” e in parte nelle tele dei mari del Sud, un tormento per Matisse che sui quei ” Tetti di collioure” lo ha declinato con cura chirurgica e passione, spodestata del titolo precorritrice della moda la Regina Vittoria d’Inghilterra che lo ha animato indossandolo in tutti i toni del rosso e del viola.

Jeff Koons, con i suoi palloncini, trasformandolo in un cigno ne ha cantato l’ode; potremmo scomodare anche gli ” Iris” di Van Gogh, fiori magenta al centro del dipinto e pennellate audaci, oppure l’iconica coppia di Klimt, bloccata in abbraccio appassionato, dove la scena viene rubata dalla veste magenta della donna, dichiarazione aperta di sensualità.

Magenta deve il suo nome alla battaglia del Magenta e il suo ” onore” ,consacrato nell’Olimpo dal Carducci.

” Gli attese al passo; poi di nubi avvolta del Cesare cirnéo l’ombra si mosse e disgombrando la caligin folta alzò il grido di guerra, e il ciel si scosse…cade l’austriaca sorte e te saluta, Pian di Magenta, il cui mondo afflitto; l’avversaria del bene è in te caduta”.

Motivi più specifici si ritrovano nei pantaloni alla zuava al servizio di Napoleone III, nel sangue dei feriti e dei caduti in battaglia, nelle giubbe dei garibaldini.

E’ un colore rivoluzionario e pioneristico, il primo ad essere prodotto attraverso sintesi chimica, vivace e brillante, da non confondere con il fucsia ( il magenta possiede più presenza scenica) potrebbe assomigliare ad un viola senza un’ala.

Possiede però dalla nascita una caratteristica cardinale: inquadrabile fra il rosso e il blu non si riscontra in alcuno spazio dello spettro visibile.

Si può dunque percepire ma non esiste nella realtà, la sua medesima costruzione si scontra con il limite fisiologico dell’essere umano nel poterlo percepire; prende vita dalla stimolazione di due colori nettamente opposti nello spettro di luce, come il blu e il rosso, che dovrebbero dar vita ( in teoria) al verde, che non essendo presente in nessuno dei due campioni iniziali, i coni percettori rimangono disattivati e il cervello per uscire da questo impasse inventa un colore di sana pianta, il magenta!

Sufficiente osservare l’arcobaleno per ottenere la prova provata; rosso, giallo, arancione, viola, ma non il magenta.

” Trattare dei colori ha in effetti da sempre qualcosa di pericoloso, tanto che uno dei nostri predecessori affermava: si tenga dinanzi ad un toro un panno rosso, ed esso si infurierà ma si parli dei colori, anche soltanto in generale, e il filosofo uscirà letteralmente di senno”. ( Goethe)

Una tonalità che non passa inosservata, diretto discendente della famiglia dei rossi, che si ispira ad uno dei coloranti naturali più preziosi e brillanti mai esisti: la cocciniglia.

Audace, coraggioso, brillante, potente, assertivo ma non aggressivo è stato definito ” un pugno in un guanto di velluto”

Francesca Valleri