IL ‘ 900 CHIAMA GLI UFFIZI

L’ urgenza di ritrovare spazio per il dibattito e il confronto, per non soccombere alla deriva degli individualismi, ha chiamato a raccolta la Galleria degli Uffizi e la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze.

Giovanni Papini, Benedetto Croce, Massimo Bontempelli, Filippo Tommaso Marinetti, sotto il nome di ” Riviste”, si danno appuntamento nelle nuove sale del complesso vasariano della Galleria.

Penne tranchant, personalità ingombranti, talvolta incendiarie che fecondarono proprio con le loro stesse riviste il dibattito politico e culturale del’900.

In un contesto giolittiano, dove è evidente il tentativo di conciliazione fra forze socialiste e il liberalismo avanzato, si fanno largo le nuove manifestazioni letterarie, D’ Annunzio mantiene un ruolo ancora di primo piano e sotto il comune denominatore dell’ opposizione ai moduli dannunziani si insinuano i crepuscolari e i futuristi, mentre Croce elabora un sistema filosofico di laica razionalità.

Fogli, dipinti, caricature, libri, manifesti, ovvero tutto ciò che è stato propedeutico ad un nuovo mondo intellettuale, che in parte ebbero, proprio Firenze come epicentro di quella rivoluzione che traghettò il paese in direzione di un pensiero e una visione europea.

Con il 1903 si inaugura la stagione fiorentina delle riviste.

” Il Regno” di Corradini, un nesso fra miti letterari e implicazioni politiche; una ” polemica” non rivolta solo contro Giolitti ma anche nei confronti della democrazia e del socialismo, ” all’ Italietta imbelle… Il Regno vuole essere una voce contro la viltà presente…”. ( Primo numero)

Seppur non fu una ” pura” rivista letteraria, ebbe il merito di collaborare con letterati quali Prezzolini e Borgese, valente critico, appassionato pubblicista, collaboratore del Corriere, portavoce di missioni diplomatiche che nel dopoguerra intellettuale fu preso come capo espiatorio per la ” perdita” della Dalmazia e da lì ” esiliato”.

Fu la volta poi di ” Leonardo”, con Papini e giovani intellettuali accumunati dall’ idealismo antipositivista, per poi approdare a” Hermes”, di impronta dannunziana, fino a Benedetto Croce con la ” Critica”, dove si affacciava uno dei primi timidi tentativi di inserimento di opere d’ autore all’ interno di processi storici, a dimostrazione della connessione dell’ uno e dell’ altro all’ interno del dialogo.

Per circa tre mesi gli Uffizi si faranno custodi delle ” Riviste” originali (e non solo), con un periodo temporale che va dall’ inizio secolo, il primo quarto , che fu foriero della preparazione di eventi estremi come il primo conflitto mondiale.

Più di duecentocinquanta pezzi per mettere in evidenza quello che è stato il flusso delle idee trasversali, come trasversali risultarono le collaborazioni fra i maggior intellettuali del tempo che scrivevano proprio su quelle pagine.

Filippo Tommaso Marinetti si impose come polo di attrazione per la nuova generazione di scrittori; sulle pagine di ” Poesia” si apre l’ inchiesta sul ” Verso libero” , slegato dal rispetto delle norme metriche e delle rime, destinato ad avere risonanza a livello europeo.

Le riviste per l’ epoca potevano essere assimilabili a luoghi di confronto in cui maturavano ed evolvevano idee, in cui prendevano forma e corpo le provocazioni; possedevano una funzione programmatica che una volta esaurita lasciava dietro di sé una elaborazione culturale da ricomporre e ricomprendere.

Al netto delle anche dovute generalizzazioni, ogni rivista rappresentava un’ esperienza da leggere come cronaca della società che l’ aveva partorita.

Francesca Valleri