” BUSHIDO”: LA VIA DEL GUERRIERO

” Bushido” è un termine composto da svariati ideogrammi.

” Bu” guerriero, formato a sua volta da altri due che incarnano il senso di fermare e dominare, ” Shi” che racchiude l’ uomo nella sua interezza, virilità e spiritualità, rappresentato dal numero 10 e 1 a definizione dell’ individuo che compendia in sé il cosmo e ” Do” , corrispondente del Tao cinese a rappresentazione del percorso, il metodo da seguire per la piena realizzazione spirituale.

Letteralmente significa ” La via del guerriero a cavallo”.

Il Bushido non è un codice scritto su carta piuttosto inciso nel cuore, un codice morale, un insieme di dettami che permettono al Samurai di ambire alla perfezione nel tentativo di svolgere il proprio compito.

Il Guerriero è prima di tutto un uomo, ( maschio) , che ha deciso di dedicare la propria esistenza al combattimento per un Signore.

Un Samurai privo di un Signore è equiparabile ad una nave orfana di timoniere, essa sarà in grado di galleggiare ma non di navigare efficacemente poiché privata di un obiettivo, un punto di arrivo; conditio sine qua non per un Guerriero è quella di assumere per sé la volontà del proprio Signore e la contemplazione della morte sia come fine che come mezzo.

In qualche modo il decesso in battaglia o il suicidio rituale rappresenta sì il termine ultimo dell’ esistenza ma racchiude anche il metro di giudizio; una fine orfana di onore implica una vita priva di merito, l’ assenza di azioni che avrebbero dovuto condurre ad una morte in gloria.

Il Codice Bushido identifica l’ onore con l’ atto di celebrare patti onesti con gli altri e di onorarli includendo la fedeltà alla parola data e il mantenimento delle promesse fatte.

In un modo o nell’ altro i rapporti umani sono questo: un patto perenne.

Essendo un insieme di dettami etici e morali fondati sul confucianesimo e sulla filosofia zen non poteva non contemplare la compassione, espressione umana della forza interiore ed esteriore non ritendo che la lotta sul campo dovesse escludere la solidarietà e l’ empatia nei confronti dell’ altro.

L’ evitare qualunque comportamento di crudeltà.

” Cogliere lo stato d’ animo istantaneo dell’ avversario comporta che, qualora foste dotati di ampia saggezza e grande forza, vi renderete conto chiaramente della situazione”.

Per l’ autentico Samurai non essere ” cortese” in battaglia equivale a trasformarsi in bestia; il garbo nasce dall’ audacia durante il combattimento e dal rispetto che è in grado di dimostrare al nemico soprattutto quando oramai è stato sconfitto.

E qui si ritrova la radice dell’ onore, il valore supremo dell’ intera cultura giapponese.

Essere rispettabili significa agire con rettitudine seguendo i principi etici e compiendo il proprio dovere coscienziosamente; ogni individuo risponde prima di tutto a sé stesso.

Generalmente parlando la mentalità del Samurai consiste ” semplicemente” nel ricordarsi di essere pronto a morire; non soltanto i guerrieri ma anche i bonzi, le donne e perfino gli uomini comuni sono disposti a perire per il senso del dovere che non rappresenta qualcosa di astratto imposto da altri bensì una scelta personale compiuta con contezza.

Il Guerriero ha l’ ” obbligo” di essere fedele a se stesso e leale ai suoi adepti, il suo comportamento equivale ad un ‘ orma per gli altri, di conseguenza una totale e disarmante sincerità nelle parole e uno spiccato valore eroico.

Non è contemplato celarsi in un guscio come le tartarughe.

” Se vi applicate diligentemente giorno e notte in questa via strategica, la vostra mente si espanderà spontaneamente”.

Francesca Valleri