ALICE IN OGNUNO DI NOI?
“C’è un posto che non ha eguali sulla terra…questo luogo è un luogo unico al mondo, una terra colma di meraviglie mistero e pericolo. Si dice che per sopravvivere qui bisogna essere matti come un cappellaio. E per fortuna io lo sono”.( Cappellaio Matto)
Una bambina intenta a leggere un libro noioso, un coniglio bianco che corre libero ossessionato dal guardare un orologio da taschino, chiavi magiche, biscotti con scritto ” mangiami”, fiori chiacchierini e bottiglie dagli effetti speciali.
Lewis Carroll non ha scritto un libro ma un percorso, pure a ostacoli, composto da enigmi sibillini, metafore e similitudini, tutto articolato e complesso al fine di dare voce al cammino di crescita personale della bambina e forse di ognuno di noi; lo scontro eterno contro il tempo ” E’ tardi! E’ tardi!”, razionalità e immaginazione antagoniste che determinano il passaggio al mondo dei grandi.
Degna di menzione, a tal proposito, la parantesi fra il Cappellaio Matto e la Lepre Marzolina che attraverso un gioco matematico, sottesi e ironia, declina il rapporto acerrimo fra l’uomo e il tempo nell’incapacità di viverlo a pieno.
Alice curiosa e fantasiosa intrappolata nelle convenzioni che reprimono l’ indole, il corpetto che la madre la costringe a indossare, il Bianconiglio quale risposta al sentirsi fuori luogo, come un’ epifania dello straordinario nell’ ordinario e la ” saggezza assoluta” del Brucaliffo, la coscienza che con le sue domande a brucia pelo è in grado di far vacillare le poche certezze della piccola protagonista.
Una solida spalla del cast e supporto imprescindibile di Alice e del suo viaggio, il Cappellaio Matto la cui follia non era assolutamente invenzione dell’ autore; in verità tutti i cappellai in passato erano matti per colpa del mercurio utilizzato per la lavorazione delle pelli.
La Regina Rossa incarnazione del timore e del cambiamento anche nella vita reale.
Difficile catalogare ” Alice nel paese delle Meraviglie”; un racconto fantasy, un’allegoria della vita, una favola, un labirinto enigmatico.
Fuori dubbio che ci sia un po’ di Alice in ognuno di noi, in tutte quelle occasioni in cui è davanti a delle scelte che inevitabilmente la inchiodano ad una decisione ovvero la metafora per raggiungere il Bianconiglio, al rimpicciolirsi o ingrandirsi in funzione dell’ambiente che la circonda, adattarsi alla circostanza; lapalissiana la scena dei fiori convinti che l’umana fosse una di loro, hanno escluso a priori ragionamenti, canoni estetici a dimostrazione della motivazione per la quale fosse lì…in realtà la questione si rivolge a ” noi” e a quanto siamo disposti a espandere o restringere le nostre etichette per inglobare qualcuno o qualcosa.
” Ma io non voglio andare fra i matti” osservò Alice
” Be’ non hai altra scelta” -disse il Gatto ” qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta”.
” Come lo sai che sono matta?” – disse Alice
” Per forza”- disse il Gatto ” altrimenti non saresti venuta qui”.
Alice di default si siede sulla sponda degli eroi, come colei che è stata in grado di abbandonare la personale confort zone…la scelta di seguire il Bianconiglio, la novità, il noto per l’ignoto; coraggio, istinto e un sorriso.
La superficialità di giudizio del Leprotto Bisestile e il Cappellaio Matto nell’ affermare la follia della bambina solo perché all’oscuro dell’esistenza del ” non compleanno”…e noi quali dati di fatto fondati, criteri certi possediamo per definire qualcosa o qualcuno “matto”?
” Alice nel paese delle Meraviglie” non è un libro ma un regalo che l’autore ci ha consegnato, come fossero un paio di remi per pagaiare dentro il viaggio delle esperienze e dell’emozionalità.
Il tentativo di lettura dietro la parola ” storia”.