“ABBRACCIAMI” COME L’ EDERA

Celebre l’ abbraccio che ci presenta Dante nel II canto del Purgatorio, con il suo amico cantore Cantella; questi si sporge verso di lui ” con sì gran affetto” e l’ Alighieri è mosso a ricambiare, ” a far lo somigliante”.

Tenta, forte, per tre volte ma il compagno è un’ ombra; l’ abbraccio si rivela così gesto e linguaggio del corpo, profondamente umano e non contemplato nel regno delle anime.

La negazione di quel gesto la sottolinea anche Omero, quando Odisseo incontra nell’ Ade il padre e la madre ma i defunti per loro natura sfuggono poiché ombre.

Eppure questi tentativi fallimentari in Dante si sviluppano in un’ accezione positiva, differente anche ” dal pianto di Enea”; ” maraviglia” e ” sorriso” perché quello spettro non fugge ma invita a seguirlo.

La stretta è la concretizzazione di un sentimento, una parola né detta né scritta, un dono e quando è sincero continua a stringere anche dopo.

Passione e dolcezza, misto ad altrettante emozioni, quello di Egon Schiele; non essendo possibile tratteggiare con precisione i volti ” Degli amanti”, si lascia che sia l’ abbraccio a parlare, l’ intreccio dei corpi che si avvinghiano con forza ancestrale, dando voce ad un connubio di vivido erotismo, malinconia e felicità.

D’ altronde è il gesto più primordiale che l’ uomo conosca, nasciamo e veniamo abbracciati al seno materno, ne abbiamo urgenza a tutte le età; un abbraccio che si vorrebbe perpetuare per sempre, simile a quello dell’ edera al tronco di un albero.

Il nome dal latino ” Hendere”, ” arrampicarsi” o ” stare accanto” e già l’ etimologia è rivelatoria di uno dei motivi per cui la pianta è così associata all’ amore e alla fedeltà.

Famoso il detto francese ” je meurs où je m’ attacche”, ( ” Muoio o mi affeziono”), eppure in India è considerata l’ emblema della concussione e nel Kama Sutra è una figura esistente chiamata ” l’ abbraccio dell’ edera”.

Il suo fiorire è in opposizione a quello della sua ” sorella” vite, ” la vite e l’ edera sono sorelle, che pur sviluppate in direzioni opposte, non possono celare la loro parentela. Entrambe portano a termine una meravigliosa metamorfosi” ( W. F. Otto); la prima sboccia in pieno autunno dando vita a un dualismo fra luce e ombra, vita e morte, freddo e calore.

E’ una pianta magica, rappresenta Dionisio, tant’ è vero che veniva chiamato anche Kissòs; il mito narra che subito dopo la sua nascita, per proteggerlo dalle fiamme che bruciavano il corpo materno, avrebbe avvolto tutta la casa di Cadmo, attenuando le scosse di terremoto che avevano accompagnato lo scoccare della folgore di Zeus.

Simbolo di fedeltà e devozione, con le sue foglie a forma di cuore, adoperata per incoronare le teste degli sposi, diventa protagonista ” eterna”, nella storia d’ amore, più d’ amore possibile di Shakespeare in ” Romeo e Giulietta”; nel secondo atto, Romeo entra segretamente nel giardino dei Capuleti, raggiungendo lo storico balcone ricoperto d’ edera, dove i due si giurano amore eterno e decidono di convolare a nozze in segreto.

” Dirtelo con un nome, non saprei; il mio nome, cara santa, è odioso a me perché è nemico a te. Lo straccerei se lo portassi scritto”.

L’ edera e la sua capacità di crescere e avvolgere tutto ciò che incontra, è una pianta che si muove più velocemente di altre, incarnazione perfetta della persistenza.

” Le piante non sono egoiste, bensì molto solidali fra loro. Basta pensare alla vite che si appoggia all’ olmo, al muschio che si abbraccia un tronco secolare, all’ edera e agli esili rampicanti che trovano sostegno nei rami robusti di alti alberi”. (R. Battaglia)

Francesca Valleri