LA “SIGNORA” CON LA FALCE

Negli arcani maggiori dei tarocchi si trova nella tredicesima posizione ed è la carta più pericolosa dell’ intero mazzo, simboleggiando una transizione fisica verso un’ altra realtà o un salto spirituale.

Caronte ha già preparato la barca e attende i nuovi arrivati; il karma non dorme, il passato deve essere ridotto in polvere.

Anche questo aspetto, suo malgrado, rappresenta una porzione dell’ infinita bellezza dell’ essere…a volte i ricordi funzionano male.

” Sono nato senza chiederlo e morirò senza volerlo”. ( J. Morrison)

L’ imprevedibilità della sorte, a cui nessun vivente può sottrarsi, enfatizza sempre più lo stupore dei pochi eventi che sembrano architettati a regola d’ arte; la casualità guida spesso le nostre azioni fino a quando nell’ ultimo respiro viene sconfitta dal destino.

La battuta d’ arresto evidenzia il filo conduttore che inizia dalla nascita giustificando ogni evoluzione con l’ illusione “doveva andare così”.

Lugubremente democratica, prende tutti, vincitori e perdenti la morte è colei alla quale spetta definitivamente l’ ultima parola…o forse no se ci appelliamo alla consuetudine degli egiziani che con i lori maestosi riti di sepoltura, oltre a testimoniare un sentimento di cura e di legame, seminavano una speranza di attesa, ” attendere un oltre dopo la morte”.

Nella storia della salvezza è importante per Abramo avere un sepolcro a testimonianza che un uomo e una donna hanno vissuto su questa terra.

Il rito funebre diventa il metro di misura con il quale si rivela il grado di civiltà che un popolo ha raggiunto; Ugo Foscolo in ” Dei sepolcri” spiega che i morti e i luoghi di sepoltura possono essere un esempio per i viventi e che quindi non era il caso che le tombe fossero poste al di fuori delle mura cittadine.

Il trapasso è ineluttabile, è complementare alla nascita almeno in questa dimensione e in qualche modo rende eterna l’ esistenza poiché le appartengono tutti i cicli che la compongono, compreso questo; in ogni fine c’è il seme di un inizio.

La morte rimane il grande tabù dell’ uomo contemporaneo, la ” puttana” della quale ognuno ha sentito parlare e che spera di incontrare il più tardi possibile, la ” musa” di immense penne; Virgilio fa incontrare al suo eroe le anime di molti concittadini troiani caduti in guerra, per giungere poi al dialogo con suo padre Anchise, fino alla visione ” romantica” tratteggiata dall’ inchiostro di James Joyce in ” The Dead”, in cui la solidità apparente di un matrimonio viene messa in discussione da un ricordo di gioventù della moglie.

Se la ” Signora con la falce” non è un evento anomalo o eccezionale come ci fa credere la nostra cultura ed educazione c’è da chiedersi se sia lecito riderne o assumere un atteggiamento scanzonato o irrivente.

L’ approccio drammatico alle cose prevede che ci si ponga la di sotto e che quindi ci si faccia sormontare, quello ironico inverte il piano, ridimensionandole.

Ai tempi del suicidio di Monicelli, il sito ” Spinoza” riportava ” Monicelli, 95 anni, sfugge alla morte, buttandosi giù dalla finestra” ; una battuta pregna di nerissima ironia, che lo stesso defunto in vita amava sfegatatamente e che ha permesso di uscire dal circolo vizioso del patetico.

Petronio cala il sipario in un’ antica Roma dilaniata da vizi, tagliandosi le vene durante una festa , bevendo, ridendo e lasciando scritti scandalosi segreti di Nerone che condannavano la sua immortalità.

La vita di fronte a lei diventa un bellissimo gioco che come bambini non vogliamo interrompere ed emerge, allo scoccare del suono della campana, il contrasto fra epiche imprese e miseri finali.

Francesca Valleri