LA CAPPELLA DEL BAROLO

Pop art allo stato puro, un’ ondata di colore nelle langhe cuneesi, immersa nella campagna piemontese, si nasconde una piccola chiesa, colorata , mai consacrata , assolutamente straordinaria.

Certamente non è ciò che ci si aspetta di trovare mentre si viaggia attraverso questa terra; d’ altre parte in Italia quasi niente è ciò che ci si aspetta di trovare!

Cappella di SS. Madonna delle Grazie, oggi Cappella del Barolo, fu costruita nei primi del novecento come porto sicuro per i lavoratori dei vigneti antistanti che in caso di forti piogge necessitavano di un riparo e all’ occorrenza un ricovero per il trattore.

E’ un luogo in cui tutto è nato grazie all’ intuizione della famiglia Ceretto che decide di far ristrutturare l’ edificio, eredità dell’ acquisto di ettari di terreno, a due artisti contemporanei.

L’ inglese David Tremlett, che si occuperà dell’ interno, donando pacatezza al luogo attraverso l’ uso di nuance tenue e linee morbide.

L’ americano Sol LeWitt ( fondatore dell’ arte concettuale statunitense), che porterà a compimento la facciata esterna con la brillantezza dei blu, rossi, verdi e gialli che ben si sposano con il tetto e i mattoni che incorniciano l’ edificio , volutamente lasciati a vista nel tentativo di creare un dialogo fra antico e contemporaneo, l’ unione tra genuinità e nuovi linguaggi artistici da un lessico innovativo, usando campiture geometriche che simulano la forma delle onde.

Il maestro inglese, alla soglia dei suoi settant’ anni, dopo aver realizzato anche etichette vinicole per aziende locali, afferma con contezza che ” le langhe sono entrate nel mio Dna”.

E’ l’ uomo del colore, sensuale o emotivo, audace o drammatico, con il quale delinea forme, enfatizza angoli, spigoli, altezze, trasformandolo in un vero e proprio materiale come l’ intonaco o l’ argilla.

Il desiderio e la sfida di ” modificare” luoghi insignificanti o trascurati in qualcosa di vistoso e stimolante sono stati la spinta propulsiva nella ricerca di posti dismessi anche religiosi, quasi l’ essenza della propria arte, la sua personale ragione di vita.

Afferma di non creare e di non ricercare, volutamente, emozioni ma inevitabilmente quando un lavoro si completa esse sgorgano genuinamente , positive o negative che siano, in forma del tutto arbitraria da parte di chi le osserva.

Il trait d’ union in tutta questa storia il ” barolo”; fra il territorio e gli artisti una specie di gentlemen agreement , ovvero per pagamento, la promessa di una bottiglia del nettare di Bacco per ogni settimana della loro vita!

Francesca Valleri