” ARTE PERFORMANTE”: MARINA ABRAMOVIC

Gli artisti per loro missione anticipano i tempi dell’ arte e della vita, sono innovatori, vedono prima e arrivano prima.

Lo devono fare.

Le loro visioni si trasformano in previsioni e spesso sono innovatori anche al riguardo delle ” tecnologie” da usare per la realizzazione delle loro opere.

Il campo d’ azione è molto ampio e Marina Abramovic apre il viaggio sul domani, con al centro dell’ azione un tema preciso: come liberare l’ energia , quella che muove il mondo.

Semplificando possiamo tradurre questo vigore in spirito, un qualcosa di non visibile né tangibile, che sposta e muove la vita anche nella sua dimensione concreta.

L’ amore è molto più di quanto si possa pensare.

La ” micro utopia” dell’ Abramovic è la trasformazione di ogni giorno in qualcosa di diverso, investe la consapevolezza a tutto tondo e l’ opera d’ arte diventa lo strumento per la realizzazione.

Nella concretezza, le sue opere sono delle performance prevedendo la presenza dal vivo dall’ artista e lo spettatore che diventa parte attiva; è un’ arte performante, trasformativa e la materia prima è proprio il corpo.

Ai suoi esordi il fisico trovava impiego come forza antagonista, contraria, destinato a suscitare scandalo e scalpore fra il pubblico.

Ci sono state performance dove l’ Abramovic metteva a rischio la propria condizione, dove faceva ricorso a strumenti pericolosi; una per tutti quella a Napoli, nel’ 73, ” Rhythm 0″, sul tavolo molti oggetti contundenti e un’ arma, una pistola caricata con una sola pallottola, a disposizione degli spettatori i quali potevano eventualmente scaricargliela addosso.

In quel caso le energie liberate e sprigionate erano di natura selvaggia come gesti di rottura nei confronti di una società ritenuta oppressiva e omologante.

Anche per documentare l’ esperienza di un suo grande amore, quello con Ulay, anch’esso artista, ha ricorso a prove non prive di pericoli o violenza.

In ” Rest Energy” , performance degli anni settanta , i due stanno l’ uno di fronte all’ altra: lui con un arco teso e una freccia puntata sul petto di lei mentre su un nastro venivano registrati i battiti accelerati dei loro cuori.

Metaforicamente, quel ritmo rappresentava e disegnava il diagramma del loro amore.

Una relazione durata dodici anni la cui fine è stata ” celebrata” con un’ altra prestazione, spettacolare e leggendaria che ha segnato in parte anche lo stile della stessa artista, un vero e proprio spartiacque.

In quell’ occasione i due ex amanti partirono dalle due estremità della Muraglia cinese; gli attendevano novanta giorni di cammino che si conclusero con l’ incontro che sanciva il loro definitivo addio.

La location era l’ emblema della distanza che oramai li separava ma si era evoluta in metro e strumento per trasformare la rottura in un rito straordinariamente romantico; un vero e proprio cambio artistico perché venivano liberate energie positive capaci di capovolgere la negatività di una frattura in una nuova armonia che si stava stabilendo.

Una star a livello globale che ha conquistato tutte le copertine del mondo e che ha messo in campo il suo corpo in tutte le sue componenti fisiche e immateriali e in tutte le sue declinazioni.

Corpo e anima a ridisegnare la quotidianità.

Francesca Valleri