LE INVENZIONI ” SCINTILLANTI” DI JEFF KOONS.

L’ incredibile artistar americano, Jeff Koons, ha letteralmente invaso Palazzo Strozzi , a Firenze, con le sue opere colte e popolari, dalla duplice natura celata dietro un’ apparenza giocosa e a tratti rassicurante.

E’ il caso di sfoderare il detto ” l’ apparenza inganna”!

Un’ arte innocua ed esplosiva, fredda e chiassosa, superficiale e profonda quanto il gigante verde , ” Hulk” , che a prima vista sembrerebbe un pupazzo galleggiante, di quelli che popolano le piscine, leggero , come la fantasia dei bambini , se non fosse la replica fedele, in policromato , di un gonfiabile che nasconde la sua indole violenta dietro la rispettabilità del fisico nucleare Bruce Bunner.

Apparenza giocosa e leggera ,superfici lucenti , ed è la luce , il bagliore del riflesso, lo scintillio, il tema ricorrente della produzione di Koons e che da il titolo all’ intera mostra: ” Shine”.

C’è una parentela fra il termine inglese ” shine” e il sostantivo tedesco ” der Schein” che oltre a significare splendore introduce il concetto di finzione, apparenza.

In mostra sono presenti esempi di ” shine” in ogni sua declinazione; ci si imbatte negli storici ” Ready-Made” , spugne o fiori gonfiabili in plastica, installati su specchi che ne moltiplicano l’ immagine, fino al capolavoro ” One Ball The Total Equilibrium Tank” , dove il palloncino, richiamando il tema del riflesso, rimane in equilibrio al centro della vetrina piena di acqua distillata.

Koons , che nei suoi palloncini d’ acciaio mette sempre in evidenza l’ estremità, rappresentata dal nodo, sembra celare una sorta di ironico ” memento mori”.

Accanto al senso di sicurezza e appagamento si insinua un’ inquietudine sotterranea.

” Questi giocattoli ci somigliano. Tu inali l’ aria e questa è l’ ottimismo. Espiri ed è il simbolo di morte”.

Le superfici riflettenti della monumentale ” Ballon Monkey”, la Scimmia blu che campeggia nel cortile di Palazzo Strozzi , permette al pubblico di specchiarsi e in questo modo di ” essere incluso” nell’ opera stessa; da conferma allo spettatore di esistere.

Quando ti muovi, si muove.

Il riflesso si modifica.

Tutto dipende da te.

Rimasticando l’ alfabeto della Pop Art intessuto da Andy Warhol, Koons ha tentato di innestarlo nella nostra epoca, estrapolando la banale funzionalità dell’ oggetto in se per sé e trasferendolo nel puro godimento estetico.

Uno degli artisti più pagati al mondo con il paradosso che la sua arte, da oltre quarant’anni è un tentativo costante di andare al di là della stessa materialità, smascherando l’ ipocrisia , puntando il dito sugli imbrogli del sembrare.

Francesca Valleri