” SE SBAGLIO MI CORRIGGERETE”.

Uomo dalla volontà ferrea, forgiata da una difficile giovinezza, legato a doppio filo alle radici profonde della sua terra e della sua fede, Papa Wojtyla fece dell’ esempio la sua arma vincente.

In poco meno di trent’anni di pontificato ha compiuto circa più di cento viaggi intorno al mondo, attirando folle immense soprattutto giovani, grazie ad un linguaggio schietto e diretto capace di raggiungere il cuore e la mente.

” Si deve puntare sui giovani, lo penso da sempre; a loro appartiene il terzo millennio e il nostro compito è prepararli a questa prospettiva”.

Questa la sintesi dell’ apostolato di Karol verso le nuove generazioni che risposero con straordinario entusiasmo al richiamo di quel Papa autorevole, buono ma forte, che non li blandì mai con discorsi facili ma che al contrario non mancò mai di chiedere loro impegno, responsabilità e soprattutto grande coraggio.

Lui ad istituire la ” Giornata Mondiale della Gioventù”, un incontro con cadenza biennale con i giovani cattolici di tutto il mondo.

Un’idea che si rivelò un successo al di là di ogni aspettativa; giornalisti e commentatori, scettici e agnostici parlarono con sufficienza e ironia di un ” esercito del Papa” ( ” Papa Boys”) perché incapaci di spiegare un fenomeno così distante dagli stereotipi della contemporaneità.

La gioventù di Karol voleva essere parte attiva e partecipare da protagonista alla vita, farsi carico dei più deboli e guardare lontano; un milione di ragazzi dalla sua amata Polonia, quattro milioni da Manila, un fiume umano che aveva riscoperto l’ orgoglio di essere cristiano.

Del suo ruolo storico, Wojtyla fu sempre consapevole, tanto da ringraziare Dio per essere vissuto ” in un momento di svolta epocale, per l’ Europa, il mondo e la Chiesa”.

Per alcuni fu il Papa che affermò ” non abbiate paura” ad un mondo che di paura ne aveva e parecchia; per altri, l’ arcigno conservatore , che dopo il Concilio Vaticano, congelò gli istinti riformatori e contrastò duramente la teologia della liberazione.

Superando ogni considerazione di carattere religioso, è innegabile il fatto che si sia reso protagonista della seconda parte del Novecento a cominciare dal ruolo che esercitò nello sfaldamento del blocco comunista.

Già il suo primo viaggio nella sua terra di origine fu impostato sul ruolo del cattolicesimo e pur non implicando apertamente una critica esplicita al sistema rivendicava un’ identità cristiana forte.

Giovanni Paolo II fu intimamente polacco nel suo modo di agire e pensare ma profondamente ” europeo” nella sua ampia visione, che lo fece ” sentire” simbolo di un continente che per lui era strettamente legato al cristianesimo.

Dopo la caduta del Muro di Berlino, l’ Europa cessò di ascoltarlo e vani risultarono i suoi appelli alla pace anche contro la Prima Guerra del Golfo, così come quelli a nominare le ” radici ebraico-cristiane” nel progetto di Trattato Costituzionale Europeo.

Uno spirito ribelle, carismatico ma tradizionalista, un gigante della storia con il compito di ricondurre un’ umanità alla sbando sotto lo sguardo salvifico di Dio e di Cristo.

” Non lasciatevi vivere ma prendete in mano la vostra vita e fatene un autentico e personale capolavoro”.

Francesca Valleri