IL CARRILLON DI VENTO: “FURIN”GIAPPONESE

Il Giappone è un concetto.

E’ un susseguirsi di suggestioni potenti, un viaggio, un’ immersione in una cultura agli antipodi che intreccia modernità tecnologica a tradizioni ancestrali, metropoli avveniristiche e natura incontaminata.

L’ arte della tradizione giapponese resiste alle intemperie del tempo grazie ad una volontà ferrea e alla capacità di essere tramandata e accolta ancora oggi; è aver cura delle origini, preservare, accudire.

Il termine ” Arte della Tradizione” assoggetta tutte le opere tradizionali che nel corso dei secoli sono state create a mano da sapienti artigiani per un utilizzo specifico nella vita quotidiana, tuttavia, non esiste una definizione rigida poiché qualsiasi ” arte” , se fosse accolta e accettata dalla maggior parte del popolo, potrebbe rientrare in questa categoria.

D’ altro canto le opere devono possedere dei requisiti imprescindibili quali essere realizzate con una specifica tecnica tramandata, essere antiche e utilizzate nella quotidianità ;così il Bunraku , l’ antico teatro delle marionette, l’ Ikebana, l’ arte della composizione floreale, la Cerimonia del tè , il Furin , il magico suono dell’ estate giapponese.

E’ il campanello del vento, adoperato durante la stagione estiva che suona mosso dalla brezza, usato anche in qualche Manga, appeso insieme al Teru Teru Bozu, la bambola scaccia pioggia.

Un monaco buddhista, Honen Shonin di Kamaura arrivò a considerare il furin come Tesoro Nazionale attribuendogli poteri benefici; non a caso la terapia cinese Feng Shui sostiene che il suo suono sia in grado di placare l’ animo delle persone influendo positivamente sulla loro psiche.

La scienza ha dimostrato che odori, sapori e suoni sono in grado di rievocare nel cervello emozioni e ricordi di forte intensità; questo campanello può fare ciò con la sua delicatezza.

Il furin è costituito da un involucro esterno di forma sferica e dallo ” zetsu” , un pezzo di carta di riso collegato alla parte superiore attraverso un supporto in vetro o altro materiale.

Tradizionalmente è realizzato in ghisa con una forma tondeggiante, da dove pendono dei piccoli tubi in metallo che smossi dal vento sono in grado di riprodurre il suono caratteristico.

Le strisce in carta di riso rappresentano paesaggi o frasi che richiamano la tradizione giapponese.

Ne esistono anche in vetro o plastica che offrono un piacevole aspetto visivo per la trasparenza del materiale, ma anche in legno , acciaio e bambù; la combinazione tra il materiale dell’ involucro e i tubicini offre una discrepanza di suono , più o meno aperto e brillante.

Si appendono con un filo alle verande, grondaie, sotto i portici o anche ai rami più bassi degli alberi.

Nei mesi estivi, che rappresentano la stagione più calda e umida in Giappone, i furin tintinnano grazie alla brezza producendo un suono nelle campagne e nei piccoli centri, spesso in sincronia esatta e perfetta, come una piccola orchestra in miniatura, con i continui canti delle cicale in sottofondo.

Nella tradizione si crede che questo tintinnio renda il caldo più tollerabile e in passato il suo utilizzo era anche legato alla credenza che avesse il potere di allontanare gli spiriti maligni.

Da luglio a settembre, il Tempio Hikawa di Kawagoe si veste di mille campanelle al vento per il Festival Enmsubi Furin ( matrimonio delle campane).

Viene allestito un corridoio a cui vengono appesi centinaia di questi campanelli colorati che al primo soffio di vento regalano l’ incipit di una straordinaria melodia.

E’ un ‘ esperienza ” romantica” da vivere ancora più intensamente indossando lo Yukata, il tipico abbigliamento leggero.

Il santuario è dedicato a ben cinque diversi kami e si dice aiuti a trovare l’ anima gemella e fortuna nel matrimonio; appesi ai furin ci sono proprio i messaggi di auguri per questi ambiti.

Passeggiare lungo questo corridoio è magico e suggestivo, tra un tripudio musicale e visivo e l’ augurio di amore che incornicia una situazione surreale.

” La raffinatezza giapponese è la più persuasiva che esista al mondo, poiché i mezzi attraverso cui si esprime sono i più puri, umili e naturali”.

Francesca Valleri