tappeti berberi. scritture segrete, linguaggio del silenzio
I tappeti berberi, i loro colori soffusi, i loro motivi geometrici … e abituati a vederli senza guardarli, a toccarti senza comprenderli, a negoziarli e valutarli senza conoscere il loro reale valore.
Come sono realizzati è un segreto riservato a pochi: storici, antiquari, appassionati di oggetti antichi, esperti di cultura amazigh.
Nel caos dei souks i venditori assalgono i compratori argomentando le vendite sulla qualità della lana, la lucentezza dei colori e gridando “ fatto a mano ”; se insistete, vi riveleranno l’origine geografica del tappeto in questione, ma non sapranno spiegare e decifrare i segni.
Questo perché in un ménage tradizionale berbero, l’uomo e la donna lavorano in cooperazione con perimetri d’azione, però, ben distinti: la donna si occupa della tessitura, il marito della vendita.
È l’uomo che vende il lavoro della donna senza poter comprenderlo o spiegarlo.
“ La cultura marocchina è come un iceberg dove la parte maggiore è nascosta e invisibile ”.
Questa definizione si applica bene anche ai tappeti berberi, tesoro sconosciuto, è la parte sommersa: losanghe, triangoli e motivi a zigzag, lavorati nel cuore delle montagne.
Questi tappeti presentano una dimensione primitiva, possiedono un’identità propria, dovuta alla tessitura praticata dalle tribù transumanti.
I disegni geometrici in realtà sono un linguaggio in codice, (quello delle donne berbere), raccontano, per chi sa decriptarli, delle credenze, delle storie che non sono mai le stesse, perché non rappresentano la tribù ma la singola persona.
Ogni tappeto è un libro unico che porta un messaggio, tessuto da chi lo ha creato; i motivi si trasmettono di generazione in generazione, da madre in figlia e riflettono le fasi principali della vita della donna.
Interpretando i disegni si può apprendere se è una vergine o una sposa, se è incinta o nel periodo di svezzamento del bambino.
Questi “ geroglifici ” non sono altro che un codice trasmesso sotto voce, composto da 480.000 nodi al metro quadro e nove mesi di lavoro.
Il caso dei tappeti taznakht, colorati con pigmenti naturali, zafferano, menta henné, a base di pelo di cammello o dromedario.
I tappeti berberi possono essere divisi in quattro categorie: beni ourain dalle linee minimaliste, boucherouite stravaganti nei colori, kilim perfetti per l’esterno e azilal di color avorio.
La sostanza di questi tappeti non sta nel pregio del tessuto ma nella storia che raccontano; la loro dimensione primitiva, un’arte tribale dalle forme astratte, da origini antiche e da tradizioni ancestrali.