QUANDO LA BELLEZZA E’ TROPPA! LA SINDROME DI FIRENZE
” Che cos’è la bellezza?”
Domanda tanto ricorrente quanto spiazzante e le risposte lo sono altrettanto, fosse solo per la reazione del soggetto al quale viene rivolta; c’è chi prende tempo per riorganizzare le idee, chi il fiato, chi, per cadere sul sicuro, si aggrappa alla coperta di Linus e sfodera un vecchio e caro aforisma.
Si potrebbe scomodare Kant che la definisce come colei in grado di colpire i sensi , avulsa dal concetto e dallo scopo o San Tommaso ” pulcrum est quod visum placed” ovvero il ” bello è ciò che è visto e appreso” oppure si potrebbe disturbare il pittore francese Francois Boucher e il suo putto intento a scagliare la freccia dell’ amore e dare così ragione a Thomas Mann che la definiva in grado di trafiggere.
Non abbiamo potere sul bello ma il bello ha potere su di noi.
La bellezza trafigge come il dardo dell’ amore e paralizza come la ” Sindrome di Stendhal”.
” Ero già in estasi all’ idea di trovarmi a Firenze assorbito nella contemplazione della bellezza sublime…uscendo da Santa Croce ebbi un tuffo al cuore , la vita in me si era esaurita, camminavo con il timore di cadere”.
Queste sono le parole di Stendhal , trascritte su un taccuino durante un viaggio in Europa e sono la prima testimonianza di quella che si definisce la “sindrome”, uno stato di turbamento , un’ enfasi mistica di fronte ad una dose di bellezza troppo potente da risultare ingestibile.
Tante emozioni dentro quella Chiesa, con tutto il carico di storia e quelle tombe di personaggi smisurati…Stendhal fu assalito da qualcosa di simile ad un attacco di panico, una vertigine…quando la bellezza è troppa!
Si mise dunque seduto su una panchina, sfoderò da una tasca i versi dei ” Sepolcri” di Foscolo e quella lettura si rivelò terapeutica…” avevo bisogno di una voce amica che condividesse con me quelle emozioni”.
A Firenze l’ entusiasmo era irrefrenabile, ” è lì che sono vissuti Dante, Michelangelo, Leonardo da Vinci, è dentro queste mura che la civiltà è ricominciata”.
Spesso è definita con il nome di ” Sindrome di Firenze” dato l’ alto numero di episodi registrati nel capoluogo toscano e che assale alle spalle durante l’ osservazione di opere d’ arte.
Kahlil Gibran diceva che la bellezza possedeva una forza tale da colpire in un punto che svincola da ogni volontà, ipnotizza, agisce senza misura, spezza il fiato.
A volte fa soccombere proprio perché insindacabile, risultando così l’ inizio del terrore , come scriveva Rainer Marie Rilke.
La bellezza possiede un potere unico, quello di sconvolgere, ci domina, ci fa soccombere e ci trasporta in una navigazione emozionale trainata da venti sensazionali talvolta sopiti , atterrisce.
Noi la contempliamo, lei ci scruta.
Può accadere di innamorarsi del David, una passione che trafigge e arriva alla voglia fisica di toccare quel marmo bianco di Carrara scolpito cinque secoli fa da Michelangelo.
Succede, a Firenze , nelle sale della Galleria dell’ Accademia.
Succede che il marmo si faccia carne.