L’ANFITEATRO FLAVIO, O COLOSSEO
Nulla è meglio di un monumento dell’antica Roma per risvegliare lo storico assopito dentro di noi e l’Anfiteatro Flavio (conosciuto con il nome di ‘Colosseo’), da questo punto di vista, non teme confronti.
Costruito per celebrare il potere, anche nelle sue sfaccettature più spietate, questo anfiteatro, capace di ospitare fino a cinquantamila spettatori, è la testimonianza più significativa dell’egemonia raggiunta da Roma.
Qui dentro i gladiatori si sfidavano in duelli all’ultimo respiro e i condannati a morte combattevano contro bestie feroci davanti ad una platea esultante e assetata di sangue.
Duemila anni dopo, l’anfiteatro Flavio esercita ancora lo stesso fascino immortale su chiunque vi metta piede.
Il più grande “stadio” di tutta l’antichità si innalzava per cinquanta metri, quanto un palazzo di diciassette piani, la sua arena aveva le dimensioni di un campo di calcio, si presentava bianchissimo, coperto di travertino, aveva quattro piani e i primi tre avevano ognuno ottanta enormi arcate che contenevano delle gigantesche statue, di forma ellittica e non circolare, in modo da contenere più spettatori
Il Colosseo (o Anfiteatro Flavio) di oggi è lo scheletro di quello di allora, interamente ricoperto di bellissime lastre di marmo bianco di Carrara e per fissarle si usavano delle staffe e dei chiodi proprio in marmo e non di ferro, visibili ancora oggi, perché quest’ultimo avrebbe colato la ruggine sulle lastre stesse.
Sta in piedi da duemila anni, eppure venne costruito in meno di dieci. Come riuscirono a costruirlo i romani?
Con un trucco … se così si può chiamare!
Ripeterono all’infinito qualcosa che sapevano fare molto bene: l’arco.
IL COLOSSEO E LA SUA ARCHITETTURA
È come se avessero sovrapposto vari acquedotti in modo che le forze si scaricassero a terra perfettamente; ci vollero centomila tonnellate di travertino e trecento di ferro.
Perché il ferro …? Questa un’altra astuzia!
Allora, per far star fermi due blocchi, come una colonna ed un capitello, si scavavano delle nicchie con delle scanalature sulla superficie di uno di questi due blocchi e all’interno di ognuna di queste nicchie si mettevano delle punte di ferro simili a delle lance, si posava il blocco soprastante e nelle scanalature si versava del piombo fuso che immobilizzava la punta di ferro, in modo tale da immobilizzare i blocchi.
L’accesso alle gradinate avveniva tramite un sistema di scale e gallerie, che permettevano al pubblico di sfollare in pochissimi minuti.
Si emergeva sugli spalti tramite aperture dal nome curioso “vomitoria“ e l’effetto doveva essere impressionante.
I posti rispecchiavano la categoria sociale; in cima il popolino, con un settore separato per le donne e più si scendeva più saliva lo status sociale, in prima fila sedevano magistrati, vestali, sacerdoti, senatori.
In cima l’Anfiteatro Flavio aveva una corona di duecentoquaranta pali imponenti, che servivano a sostenere il “velario”, un enorme copertura di teli a protezione degli spettatori dal sole; per manovrarlo occorrevano cento marinai della flotta imperiale.
L’ANFITEATRO FLAVIO E IL ‘PROGRAMMA DA RISPETTARE’
Lo spettacolo aveva un programma preciso: al mattino si “esibivano” le belve.
Successivamente era la volta di acrobati, che saltavano in groppa agli animali tentando di non essere sbranati, e guerrieri armati che affrontavano orsi.
Alle belve venivano gettati anche i condannati a morte, i ladri, gli stupratori, gli assassini; il Colosseo era anche un luogo di esecuzioni pubbliche.
Non siamo sicuri del fatto che vi furono trucidati i Cristiani.